CUORE TIFOSO MILAN

Goat, God, Ibra: l’importante è andare avanti insieme  

Zlatan anello fondamentale nella catena "produttiva" rossonera

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Che sia “goat” oppure “God”, che sia Z. o Benjamin Button: sia quello che meglio crede, Zlatan Ibrahimovic. Basta che lo sia ancora una volta in rossonero, almeno anche l’anno prossimo. Non sarà il salvatore e nemmeno il perno, ma il Milan che - tra meno di 20 giorni - si ritroverà per una nuova stagione da affrontare insieme non può al momento pensare di prescindere dal più “vecchio” in doppia cifra di sempre in Serie A. Anche quando non gira tutto bene, anche quando sbagli un rigore, Ibrahimovic sa come fare per risalire la china. E la sua presenza è molto più dello stantuffo in area, del raccattatore seriale di palloni da rigiocare: in questi mesi, Ibra ha aiutato Pioli nel sostenere mentalmente alcuni compagni, altri nel formarli proprio. Non sono casuali le parole di Bennacer di qualche giorno fa: “Ti aiuta tanto, con lui vuoi fare di più. Perché lui cerca la perfezione e, se tu non la trovi, ti ammazza”. Ibra è questo, ma non solo.

Un Ibra felice aiuterà una scuderia intera. Un Ibra felice renderà più sereno Gigio Donnarumma, ma anche capitan Romagnoli. Concetto che, purtroppo, non contemplerà più Giacomo Bonaventura: strazianti le sue lacrime di ieri sera sul campo silenzioso, con l’impossibilità di regalargli una standing ovation assolutamente meritata. In questi anni maledetti, che tanti tifosi vorrebbero lungamente scordare, Bonaventura ha rappresentato spesso e volentieri l’unica luce accesa, l’unico baluardo, un po’ di sano “Milanismo”. Ma lo spazio a disposizione, oggi, non è più quello di prima e può essere solo un bene. Perché vuol dire che le montagne di soldi spesi da Fassone in poi qualche effetto benefico lo hanno pure prodotto. Ora non bisogna arretrare di un centimetro. Tradotto: comprare senza vendere, ritoccare e rimpolpare senza perdere chi oggi rappresenta una garanzia.

Un’ossatura che, tuttavia, ha ancora bisogno di Ibrahimovic: è giusto, saggio che sia Zlatan sia il Milan si diano una stagione piena per misurarsi su obiettivi reali che non siano solo le pleonastiche classifiche post Covid. Dove i rossoneri, peraltro, sono ai vertici: nel girone di ritorno solo l’Atalanta ha fatto meglio, ma le distanze abissali raccolte nell’interregno Giampaolo erano troppo pesanti per essere recuperate anche con un percorso pressoché perfetto come quello vissuto nelle ultime dodici giornate. E allora, sì, è giusto vivere un altro anno così: con gli stessi uomini e il medesimo staff, con qualche puntello in più e la fiducia della società, con Maldini e Pioli (in barba alle statistiche poco lusinghiere sulle sue “seconde stagioni”). E con Ibra: goat, God, semplicemente Zlatan.

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