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Cuore tifoso Juventus: Sarri is back (e tutti muoiono dalla curiosità)

Il tecnico è guarito e riparte da Firenze: resta da capire che impatto potrà avere sulla squadra la sua presenza in panchina

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Maurizio Sarri è il vero benvenuto di questo nuovo inizio di campionato. La sua, ma non ancora sua, Juventus ha confezionato sei punti nel minitorneo di agosto e trova una ripartenza in salita fissata da due trasferte ambientali mica male come Firenze e Madrid lato Atletico, con uno stadio intero che mercoledì aspetterà solo Cristiano Ronaldo (e il suo erede idealmente designato Joao Felix) perché qualcosa è rimasto in sospeso al triplice fischio del ribaltone degli ottavi di finale di Champions della passata stagione.

Per Sarri una ripartenza che sa finalmente di concreto, di allenamenti dentro il rettangolo di gioco, di partite da vivere a metà strada tra la panchina e la linea laterale, a dieci passi dal quarto uomo e da uno degli assistenti. Il passo è di quelli radicali, con il problema di salute che lo ha tenuto ai margini (anche dei microfoni e delle telecamere) e che - un po’ per discrezione e attenzione giornalistica, ma anche un po’ per faciloneria come se la Juventus avesse l’illusione di poter funzionare in automatico, per definizione - è sparito dalle serie cronache delle vicende bianconere alle prese con un cambio di gestione che è, in potenza, anche una cambio d’approccio di cui qualcuno non sentiva l’esigenza ma che la maggioranza reclamava come inevitabile in una Juve che si era vestita di tutto punto con Cristiano Ronaldo, con la nuova immagine, con il globalismo, con il mirino esplicitamente puntato sulla Coppa dalle Grandi Orecchie.

Un’ulteriore parentesi va inserita di dovere: quella che il mondo Sarri ha da subito recepito e spiegato come un’organizzazione impensabile e senza eguali (per lo meno in Italia) è ciò che ha permesso che i ritmi di lavoro, il trasferimento dei primi basilari concetti e il messaggio della nuova testa di comando non fossero fraintesi o malintesi. E, viceversa, bravo Sarri e ancora più bravo lo staff a sfruttare comunque bene e da subito i formidabili strumenti che il club è capace di mettere oggi a disposizione.

Ebbene, dunque, la curiosità sale e succede nel primo spaccato chiave della stagione. Ovvero a ridosso del tour de force tra le due pause delle nazionali - sette partite in poco più di venti giorni, con annessi i primi significativi passi della nuova campagna europea - e proprio quando Sarri può far già sentire la propria voce e i comandi che sono probabilmente mancati nei secondi tempi contro Parma e Napoli. Una curiosità che monta perché, prima cosa, Sarri parlerà alla vigilia del Franchi e le domande saranno di ogni genere: quale Sarri ritroveremo, si chiede il giornalista; a quale stadio di juventinità si dimostrerà Sarri, si chiede il tifoso.

Una curiosità forse fine a se stessa perché il grosso sarà l’espressione del campo domani pomeriggio. Con Sarri vicino alla squadra, vedremo scelte diverse dal canovaccio che ha legato le prime due uscite ufficiali alla gestione Allegri? Con Sarri la squadra, che ha dimostrato di cercare da subito l’impatto forte con la partita, sarà ancora più tremendista o al contrario più camaleontica? Le sostituzioni inizieranno a produrre effetti positivi sullo spartito della gara? Insomma, novanta minuti che sono inevitabilmente centottanta legano il primo reale Sarri nuovo allenatore della Juventus a quella sarà la prima percezione del pubblico e della critica. Come prima, più di prima e, ci si augura, sempre prima nelle varie classifiche che iniziano inevitabilmente a costruirsi tra applausi, passioni e/o paure che nel calcio sono il pane quotidiano. Sarri ci metta a questo punto il foie gras...

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