Io sto con Spalletti

Discutibile quanto volete il gioco, l'uomo assolutamente no

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Operazione Chievo portata a termine, spiace per quanti si davano di gomito o gufavano silenti; mancano tre punti tre all'atterraggio nell'Europa che conta, senza settlement (così finalmente vedremo l'impegno reale di Suning sulla base di un fatturato che è cresciuto ma non ancora ai livelli delle grandi d'Europa, si sta lavorando per questo) e, di conseguenza, senza rosa ristretta, calcoli astrusi o improvvisazioni di economia applicata allo sport da parte della maggioranza del tifo nerazzurro.

Mancano tre punti tre in una stagione surreale, costellata da trappole, trappoline e trappolone; senza scordare il brutto gioco, più che brutto noioso e monocorde, messo in mostra dalla truppa spallettiana. E proprio di Spalletti voglio parlare. Perché di tutto mi si può tacciare, di essere un inetto, incapace, rincoglionito, calcisticamente impreparato, ma certo non di aver supportato il tecnico di Certaldo durante l'anno, perlomeno dal punto di vista del gioco, contrariamente alla stagione passata. Siamo prevedibili, chiunque conosce i limiti evidenti che abbiamo. Ma questo è un lato della medaglia; la criticabilità del gioco offerto dall'attuale allenatore nerazzurro è lecita ed accettabile. Dall'altro lato ci sta l'uomo Spalletti, il professionista Spalletti.

Alcuni diranno; beh, a certe cifre sarei professionista anch'io. Nossignori, non tutti lo sono; o, perlomeno, non tutti lo sono come Spalletti. Che sa, perché lo sa, di non essere la prima scelta del futuro interista e, a due giornate dal termine, trova ancora tempo e voglia di difendere non solo sé stesso - che sia un bollito è tutto da vedere, ho letto da qualche parte che Mou è un bollito quindi mi faccio una risata e finisce lì – ma, soprattutto, l'Inter. Non solo la squadra, attenzione; l'Inter Società. Il mondo Inter. Tutto ciò che ruota intorno all'Inter. Spesso, diciamocelo senza fare vittimismo ma considerando quel che si scrive in giro, sembra più facile attaccare i nerazzurri rispetto ad altre realtà del pallone italiota. Spalletti opera - si può essere d'accordo o meno, questo è un discorso differente - per ciò che lui considera il bene di squadra e Società. Lo fa da un biennio. Ha riportato, tra la gente nerazzurra, una ventata di interismo che mancava da anni. Anche durante l'Icardeide ha cercato il bene dei suoi ragazzi, non il suo. Magari sbagliando, ma sempre e comunque in buona fede. Il suo compito era riportarci in Champions; lo ha fatto e ci sta riprovando. Serve altro per il salto di qualità? Può essere. L'uomo Spalletti, però, merita del gran rispetto.