Cuore tifoso: La rivoluzione smodata dell’Inter

La nuova dimensione societaria ha distrutto la vecchia Inter per ricostruirla da zero

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Due giorni dopo l’ottimo esordio i tifosi dell’Inter tengono bene a mente di aver solo battuto il Lecce. C’è entusiasmo e quel giusto grado di euforia per il nuovo che piace. Dall’altra parte quel post it appoggiato alla parete della memoria nerazzurra, sta a ricordare quanti entusiasmi sono stati spenti nel giro di un amen. Tutto vero ma si guarda troppo al risultato, non si riesce a cogliere la vera sostanza del cambiamento che viene scambiato per il solo punteggio finale: “Vedremo se l’Inter continuerà così, faccio gli screen shot delle illusioni”, scrivono con il consueto animo da sfottò dominante. L’Inter in due anni e mezzo ha cambiato tutto, a partire dalla proprietà e negli ultimi mesi ha accelerato le operazioni. Nuovo amministratore delegato, nuovo allenatore, niente più settlement agreement, grandi investimenti, nuova sede, a breve un nuovo stadio, Pinetina in via di rinnovo, nuovi giocatori, nuovo capitano, via quello vecchio, nuovo modulo, fuori dal progetto tutti quelli che rappresentavano un problema, nuova cultura societaria e nuovo modello di lavoro.

Persino i tifosi sono stati allineati ad un nuovo corso che da ora prevede la sparizione dell’inno “Pazza Inter” dall’archivio musicale. La scelta sembra essere dettata da un’indicazione che prevede la rottura con qualunque forma di comunicazione che evochi un andamento altalenante della squadra. Tutto deve portare verso la direzione della vittoria, senza alibi e con l’unico pensiero dell’obbiettivo. E’ la conseguenza di una riforma radicale che ha letteralmente seppellito ogni simbolo del passato, che rimuova tutti gli elementi che l’hanno resa tale, per generare una nuova anima che porti l’Inter ad essere un club all’altezza di Real, Barcellona, le inglesi e il Bayern, per provare a darle una dimensione internazionale, dominante e vincente. La necessità di questo progetto parte dalla convinzione che la storia pirotecnica dell’Inter, fatta di grandi successi, accompagnati da troppi anni di fallimenti, debba avere una consonanza con la continuità.

Non discuto l’ottima intenzione ma seppellire un'Inter per averne un’altra è anche un pretesto per rinnegarla e, oltre alla sua mirabile internazionalizzazione e la magnifica campagna pubblicitaria “not for everyone”, si dovrebbe rispettarne almeno una porzione di quell’interismo, fatto di piccole cose e che si ritrova anche in un inno diventato un punto di riferimento. Il determinismo di Marotta e Zhang implica scelte forti, non ultima quella di tenere per tutta la stagione Icardi in soffitta. A questo proposito fa rabbrividire la dicotomia tra l’intenzione di Icardi, confermata dai fatti, di restare all’Inter ad ogni costo e la scelta comunicativa da lui attuata. Non sembra finire bene per l’ex capitano e alla fine, se andrà come pare, ci perderanno tutti.

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