OGGI CON BORZILLO

Cuore tifoso Inter, Handanovic spettatore non pagante

L'Inter vince, non per caso, con una prova di forza e orgoglio in perfetto stile Conte

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Ci sono giorni in cui scrivere un pezzo è particolarmente gradevole; ecco, oggi è uno di quelli. L’Inter vince un derby con poca storia, senza nemmeno troppa fatica e coi guantoni di Handanovic immacolati, o quasi. L’Inter vince la stracittadina per tanti, troppi motivi. Perché ha una rosa tecnicamente superiore in prima analisi, perché ha un’idea di gioco ben inculcata da Antonio Conte nella testa dei suoi in secondo luogo e, per concludere, perché è più forte e completa.

Guarda caso i migliori in campo sono stati, a mio modesto avviso, Lukaku e Brozovic; sì, esatto, i due che a momenti si spaccavano di legnate all’interno di uno spogliatoio che pareva una polveriera. Ecco, la miglior risposta l’hanno data proprio loro, che non sono calciatori comuni; sono oltre la media. Marcelo motorino inesauribile di un centrocampo che ha regalato ai rossoneri solo l’ultimo quarto d’ora del primo tempo, Romelu – guarito dal problema alla schiena – a difendere ogni pallone, lottando come un leone e gonfiando la rete con una torsione degna del grande centravanti che è.

In mezzo a questi, altri nove personaggi di primo piano, rigenerati nel fisico e nella testa da quel signore che sta in panchina e riesce a trasmettere ai suoi uomini grinta oltre a cattiveria agonistica e sportiva. I nerazzurri sono passati dall’agonia post Slavia Praga al godimento immenso di ieri sera. Perché con Antonio Conte puoi anche sbagliare una partita. Una. La seconda, almeno di fila, difficilmente la buchi. Che il mattino dopo ti devi presentare davanti a lui, all’allenamento.

È vero, ed innegabile; verso la metà del primo tempo l’Inter ha lasciato agli avversari il pallino del gioco, perdendo un filo le distanze e concedendo al Milan un paio di ripartenze pericolosissime. Ma la partita degli uomini di Giampaolo è finita lì, al minuto 45+3. La ripresa è stato un monologo, un one man show, addirittura troppo facile per essere vero. E l’ansia che ti attanaglia quasi per contratto prima di certe sfide è andata pian piano scemando, lasciando sempre più spazio alla consapevolezza che nulla avrebbe potuto cambiare l’esito scontato di uno scontro, perdonatemi il tono da classico interista bauscia, già scritto e deciso. A memoria, non esagero, raramente ho vissuto il derby così tranquillo, sereno, a tratti rilassato, con la consapevolezza di essere il più forte. Nulla è cambiato, anche se tutto sembra cambiato; non eravamo degli incapaci dopo martedì scorso, non siamo fenomeni stamattina. C’è tantissimo da fare e dobbiamo pedalare. Ma, per oggi, godiamo. E non poco.

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