Maglie da calcio e identità, il filo invisibile del calcio

Tra tradizione e marketing

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Il rapporto sempre più stretto tra il mondo del marketing e il gioco del calcio è una realtà assodata e in continua ascesa: le società sono diventati dei veri e propri marchi, e in tal senso le tenute da gara sono il prodotto più redditizio e ghiotto per appassionati. Da alcuni anni questi vessilli, prima così intimi e legati direttamente ai tifosi della squadra, grazie anche a iniziative quali la stilizzazione dei loghi, hanno saltato la staccionata e sono diventati un elemento riconosciuto nello streetwear, quasi al pari delle canotte NBA. Diverse sono però le controindicazioni di una mossa del genere, che si rivela un’arma a doppio taglio.     In primis, uno spostamento di significato che spersonalizza la maglia da calcio come icona della propria squadra del cuore. Collezionisti esclusi, legittimati ad acquistare maglie in quello che per loro è un culto, in molti si appropriano ormai in maniera “indebita” di magliette con le quali hanno un legame pressoché inesistente. Un indumento volgarizzato, diventato razzia del pubblico casual, o peggio di tifoserie avversarie; il simbolo intimo che un tempo identificava il tifoso in una città, o ancor meglio in una nazione estranea, oggi si confonde fra i tanti.

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