Lotito e la Salernitana, una storia infinita

Una classica vicenda all'italiana

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Claudio Lotito ha vinto ancora una volta: la Salernitana è stata ammessa in Serie A, stravolgendo le regole precarie del calcio italiano. Nei giorni scorsi il Consiglio Federale della FIGC si è infatti espresso a favore dell’ammissione del club campano, approvando il trust (uno strumento anglosassone con cui si affidano dei beni ad un trustee, chiamato a gestirli secondo determinate regole) proposto da Claudio Lotito. Per la prima volta, due squadre che condividono/condividevano la stessa proprietà, parteciperanno allo stesso campionato.

Ma andiamo con ordine. Nella passata stagione l’Us Salernitana 1919 ha conquistato per la terza volta la Serie A. Al triplice fischio della gara vinta contro il Pescara (0-3), il 10 maggio 2021, negli uffici della FIGC è però calato il gelo. Nessuno era preparato ad affrontare il tema delle multiproprietà, e molti speravano che una situazione del genere non si presentasse mai (o, comunque, più in avanti possibile). Per chi non lo sapesse il club campano appartiene alla famiglia Lotito, con le quote divise tra la Omnia Service One srl – che risulta al 100% di Enrico Lotito, figlio 25enne di Claudio – e La Morgenstern srl – al 100% di Memini srl e nel Gruppo di Marco Mezzaroma, cognato di Claudio Lotito. 

La  Lazio, invece, appartiene per il 67% alla Lazio Events srl, la holding costituita nel 2004 per salvare il club dal default dopo la gestione Cragnotti, controllata dall’imprenditore romano attraverso tre veicoli (Snam Lazio Sud, Linda e Bona Dea). Questa situazione di multiproprietà rientra puntualmente nell’articolo 16 delle NOIF (le norme organizzative interne federali) che vieta, o almeno vietava, categoricamente la partecipazione di due squadre con la stessa proprietà al medesimo campionato. 

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