Frontman dei The Clash, ultras del Chelsea
C’è uno spettro che si aggira indisturbato ed inquieto nella Londra di fine anni Settanta, uno spettro rumoroso e disilluso, capace di intercettare al meglio la nascente ribellione giovanile post-sessantotto che non si riconosce più nel peace and love in salsa hippie, ma che è anzi solamente intenzionata a sfogare le proprie frustrazioni nella maniera più violenta possibile. La miccia che ne anima il fuoco, dicono, proviene dagli Stati Uniti, dove aveva già ha in pochissimo tempo disordini e scompiglio: il suo nome suona come una bomba, è il Punk.
A dare i natali a questa nuova creatura, destinata a ribaltare ordine e coscienze del mondo culturale e musicale del tempo, sono i Ramones, gruppo originario di New York, con il loro omonimo disco uscito nell’aprile del 1976. Il sound non è altro che un rock’n’roll spogliato di ogni influenza blues e velocizzato all’inverosimile, i testi apparentemente stupidi e banali sono invece un crudo ritratto del mondo giovanile a stelle e strisce: è scoppiata una rivoluzione, e la chiamata alle armi non può attendere.