C'è del calcio in Danimarca

Una Nazione, calcisticamente, legata all'Italia

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Quella danese, a maggior ragione dopo gli ultimi sviluppi, è una delle nazionali candidate a suscitare simpatia ed interesse in questo europeo; e, almeno in Italia, da ben prima del caso Eriksen considerato che sette tra i suoi convocati sono tesserati nella nostra Serie A. Parliamo di Joakim Maehle (Atalanta), Jens Stryger Larsen (Udinese), Simon Kjaer (Milan), Andreas Skov Olsen (Bologna), Mikkel Damsgaard (Sampdoria), Andreas Cornelius (Parma) e ovviamente Christian Eriksen (Inter), che guidati da mister Hjulmand giocano in questo europeo l’affascinante ruolo di outsider. Ma la presenza di così tanti “italiani” è solo il segno più evidente dei rapporti da sempre floridi che il nostro paese intrattiene con questa piccola penisola. Molto spesso infatti l’Italia si è lasciata sedurre dal fodbold, mentre gli appassionati danesi guardano ancora oggi con ammirazione al nostro calcio. 

Il legame storico con l’Italia

Secondo un articolo del giornalista danese Flemming Toft «tutto iniziò quando la Danimarca batté l’Italia alle Olimpiadi del 1948». La partita finì 5-3 con quattro gol del formidabile John Hansen, una punta altissima che suscitò l’interesse di tanti grandi club europei. A spuntarla fu la Juventus, che lo pagò 111.111,11 corone danesi, come da precisa richiesta del calciatore: soldi ben spesi dato che realizzerà in bianconero ben 124 gol in 187 partite. Toft riporta ironicamente la cifra esatta dell’ingaggio per mettere in evidenza come la motivazione principale dell’esodo danese, almeno in quegli anni, fosse quasi unicamente il guadagno economico: mentre infatti in Danimarca era considerato immorale farsi pagare per giocare a calcio, in Italia era già avvenuto il passaggio al professionismo. Dopo Hansen fu la volta di Jørgen Leschly Sørensen, che giocò negli anni ’50 nell’Atalanta e nel Milan, e di Johannes Pløger, che scelse come Hansen la Juventus dopo essersi fatto pagare però il viaggio in treno dal Milan, e soprattutto dopo aver aspettato per giorni negli uffici juventini in attesa di poter toccare con mano il denaro contante.

Negli anni ‘60 invece il percorso venne fatto al contrario da Mario Astorri, ex attaccante di Juventus, Napoli e Spal che trovò in Danimarca un’insperata popolarità come allenatore. La sua storia è incredibile, ma purtroppo difficile da approfondire considerata la difficoltà a quei tempi di trovare cronache di calcio internazionale in Italia, figuriamoci poi se provenivano dalla Danimarca. Comunque si sa che partì inizialmente anche lui per motivazioni economiche, tramutatesi velocemente in amorose quando si invaghì di una danese e la sposò. Aveva lasciato l’Italia per fare soldi con il business delle “cartoline cantanti”, dischi appunto simili a cartoline, che però si rivelarono (e forse lo si poteva intuire) una moda passeggera. Astorri decise dunque di provare a rientrare nel mondo del calcio e mise un annuncio su un quotidiano locale:

“Ex calciatore italiano cerca una squadra da allenare”, o qualcosa del genere.

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