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Il ritorno col botto di Mourinho e Spalletti

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Pensavate di godervi in serenità le 72 ore più tese degli ultimi nove anni, caricandovi con amici e parenti per la finalissima dell’Europeo contro i maledetti inglesi, nevvero? E invece eccoli qui, José Mourinho e Luciano Spalletti a lanciare provocazioni, saette dialettiche sapientemente premeditate, nervosismi (non) richiesti orchestrati ad arte. La Serie A è già iniziata, che lo vogliate o meno.

Dalla splendida sala del Campidoglio, manco fosse il sindaco di Roma, José Mourinho si è presentato davanti a 67 agenzie giornalistiche da tutto il mondo per rispondere a curiosità e domande sparse. Inutile dire che la conferenza l’ha creata lui, da solo. Altro che vecchio Mourinho, Mourinho scaduto, passato. Semmai trapassato, nel senso che quel che di lui è stato ancora attraversa le coscienze dei tifosi sparsi per il Belpaese, riempiendo le prime pagine dei quotidiani nazionali.

D’altra parte, volenti o nolenti, con Mou si finisce sempre e comunque nella tana del leone. Poco importa quanto si arrivi preparati allo scontro. Lo spirito polemico – nel senso etimologico del termine – del fuoriclasse portoghese è un evergreen di cui è impossibile fare a meno. Specie all’indomani della conferenza di Simoncino Inzaghi, che da buon aziendalista non ha fatto che elencare gli (ovvi) obiettivi dei nerazzurri: difendere il titolo e provare ad andare avanti in Champions – cosa che, visto il palmares europeo del suo predecessore, sarebbe tutt’altro che un’impresa. Che barba, che noia! Al contrario Mou, che parlando degli altri vuol già parlare di sé:

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