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Australia: giocare a lungo ai videogiochi può indurre sintomi fisici negativi

I videogiochi sono diventati la forma di intrattenimento dominante, ma uno studio australiano dimostra come l'eccesso possa causare seri problemi di salute

Australia: giocare a lungo ai videogiochi può indurre sintomi fisici negativi - foto 1
Ufficio stampa

I videogiochi sono nel mirino delle polemiche da quando la dipendenza da gaming è stata riconosciuta come vera e propria patologia, capace di causare sintomi fisici di grave entità.

Un nuovo studio australiano punta i riflettori proprio su queste potenziali conseguenze, svelando come impegnarsi in sessioni che superano le tre ore in un singolo periodo può causare una serie di problemi fisici.

I risultati dello studio sottolineano la necessità di interventi che promuovano abitudini di gioco più sane per mitigare l'impatto sulla propria condizione fisica.

 

 

La maggior parte delle ricerche sugli effetti dei videogiochi si è concentrata sulle conseguenze psicologiche e comportamentali, evidenziando spesso le preoccupazioni legate alla dipendenza e alla salute mentale. L'inclusione del "disturbo da gioco" nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11) da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea il crescente riconoscimento dei potenziali esiti negativi associati al gioco eccessivo. Sfortunatamente, però, le potenziali ripercussioni fisiche del gioco eccessivo sono state però perlopiù trascurate dai precedenti studi.

 

Riconoscendo questa lacuna, i ricercatori australiani hanno deciso di esplorare le conseguenze fisiche del gioco per periodi prolungati. "Il nostro interesse per i videogiochi è nato quando l'OMS ha inserito il 'disturbo da gioco' nella Classificazione Internazionale delle Malattie, un manuale utilizzato dai medici a livello internazionale per diagnosticare i problemi di salute", ha spiegato l'autore dello studio Daniel Stjepanović, ricercatore senior presso il National Centre for Youth Substance Use e la School of Psychology dell'Università del Queensland. "Abbiamo un interesse generale per il modo in cui le dipendenze colpiscono i giovani, ciò ha suscitato il nostro interesse e ci ha portato a creare questo studio".

 

 

Condotta nell'ambito del "2022 International Gaming Study", quest'indagine trasversale ha incluso 955 partecipanti provenienti da Australia, Canada, Stati Uniti e Regno Unito, comprendendo un mix equilibrato di generi e una fascia di età estesa (18-94 anni) al fine di fornire un ricco set di dati per l'analisi. I partecipanti hanno riferito le loro abitudini di gioco e gli eventuali sintomi fisici che ne derivano. I ricercatori hanno usato l'Internet Gaming Disorder Test-10 (IGDT-10) per valutare i potenziali disturbi da gioco tra i partecipanti. Inoltre, le indagini sulle aspirazioni al gioco professionistico hanno permesso di capire come l'impegno serio nel gioco possa essere correlato ai risultati della salute fisica.

 

La maggior parte dei partecipanti (80%) giocava quotidianamente, con una parte significativa che si impegnava in sessioni prolungate settimanali o giornaliere. In particolare, il 27,5% ha giocato per tre o più ore per sessione settimanale, mentre il 16,2% lo ha fatto quotidianamente. Per quanto riguarda le sessioni pari o superiori alle sei ore, il 19,2% si è impegnato settimanalmente e il 9% quotidianamente. Inoltre, il 17,9% dei partecipanti è stato classificato con un disturbo da gioco in rete nell'ultimo anno, mentre il 21,7% aspirava a diventare un giocatore professionista.

 

 

Una percentuale significativa di partecipanti ha riportato problemi fisici direttamente attribuibili alle proprie abitudini di gioco: l’affaticamento degli occhi è stato segnalato dal 46,1% dei partecipanti, il dolore alle mani o ai polsi dal 45,4% e il dolore alla schiena o al collo dal 52,1%. Problemi, questi, che non sono limitati a una fascia di età oppure a un sesso specifico. I ricercatori hanno riscontrato una correlazione tra la frequenza delle sessioni di gioco prolungate e la probabilità di riportare sintomi fisici. In particolare, gli individui che si sono dedicati più spesso a sessioni di gioco della durata di tre o più ore, hanno mostrato una maggiore propensione a riferire problemi fisici.

 

"Il risultato principale è che tre ore di gioco continuo ai videogiochi possono essere sufficienti per aumentare il rischio di manifestare sintomi di danni fisici", ha svelato Stjepanović. "Potrebbe trattarsi di mal di schiena, affaticamento degli occhi, dolore alle mani o ai polsi o altre condizioni fisiche. L'effetto dei videogiochi sui danni fisici è dunque un'area che non ha ricevuto molta attenzione da parte della ricerca, quindi non sapevamo cosa aspettarci in questo studio. È stato sorprendente constatare l'aumento del rischio di danni a sole tre ore di gioco continuo".

 

 

Tuttavia, come osservato da Stjepanović, la ricerca presenta ancora grossi limiti. "Questo lavoro si è concentrato solo su persone che giocano regolarmente, quindi non sappiamo se ciò che abbiamo trovato si applica a utenti occasionali. Inoltre, non sappiamo come altre attività, come per esempio un lavoro d'ufficio in cui si usa il computer per lunghi periodi di tempo, influenzino la relazione che abbiamo riscontrato tra videogiochi e danni fisici", ha spiegato l’esperto.

 

"Speriamo di estendere il lavoro svolto finora ad altre culture, dove sappiamo che il gioco dei videogiochi è diverso dai Paesi che abbiamo esaminato finora. I videogiochi sono un'esperienza piacevole e capace di arricchire la maggior parte delle persone. Stiamo cercando di capire gli aspetti positivi e negativi dei videogiochi come parte della nostra missione di promuovere il benessere dei giovani".

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