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SFIDE IN CIELO

Ultimate Aerial Obstacle Course: l'ultima follia dell'estremo

Il volo acrobatico incontra l'immaginazione più sfrenata: gli atleti Red Bull degli sport aerei uniscono le forze per trasformare il cielo nel più complesso percorso a ostacoli mai concepito

14 Nov 2025 - 10:26
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Cosa succede quando 44 tra i migliori assi del cielo al mondo ricevono due anni di totale libertà creativa? Nasce l’Ultimate Aerial Obstacle Course, una corsa a ostacoli in 15 tappe disegnata in cielo tra Croazia, Spagna, Svizzera, Italia, Austria, Stati Uniti, Bahamas ed Emirati Arabi Uniti. In questo spettacolare itinerario sospeso tra catene montuose e skyline urbani, l’inventiva targata Red Bull ha dato forma al più gigantesco e immaginifico playground volante mai concepito.

“È il progetto più divertente a cui io abbia mai preso parte – afferma il base jumper Marco Waltenspiel, membro del Red Bull Skydive Team. “A essere precisi – prosegue – ogni tappa è un caso a sé; quindi, si tratta di 15 progetti in uno, un qualcosa di veramente memorabile.”

Per realizzare questo percorso sospeso nel vuoto, gli atleti hanno ricevuto carta bianca nell’immaginare gli ostacoli più folli e fuori dagli schemi. “Con una crew come la nostra – spiega il wingsuiter Dani Román, che è stato protagonista della sezione con un volo in formazione verso una mongolfiera – è stato facile fare brainstorming. Tutto nasce dal contributo di qualcuno, poi un altro ci aggiunge un’idea e passo dopo passo si arriva al risultato finale.”

Dalle idee si è passati rapidamente all’azione: mesi di test, allenamenti intensivi e un complicato coordinamento tra wingsuiters, skydiver, parapendisti, piloti acrobatici e dronisti. È servito un biennio di lavoro per unire tutti i puntini e trasformare decine di intuizioni in un’unica performance fluida, da oggi disponibile sul canale YouTube di Red Bull.

“Non c’erano precedenti, e non esiste un manuale per fare qualcosa del genere. Ogni ostacolo è un progetto a sé – osserva Luke Aikins, skydiver della Red Bull Air Force e sporting director del progetto – e l’unico modo per riuscirci è avere a disposizione i migliori atleti del mondo, per i quali l’impossibile è il pane quotidiano.”

Il risultato è un susseguirsi di prove che uniscono volo di precisione, ingegneria creativa e pura spettacolarità, dando vita a un format davvero mai visto. In una delle sequenze più sorprendenti, alcuni paracadutisti hanno “inseguito” dei jet ski lanciati da un aereo, riuscendo a farli atterrare intatti sull’acqua, per poi pilotarli, grazie a un controllo millimetrico. Nel frattempo, le scie di fumo degli Alpha Jet hanno disegnato un tunnel nel cielo, dentro cui si sono inseriti a oltre 200 km/h i wingsuiter Andy Farrington, Mike Swanson e Sebastián Álvarez, che hanno poi attraversato anelli sospesi e mantenuti in posizione da piloti di ultraleggero. “È stato uno dei voli più belli della mia vita”, ha commentato Álvarez.

Tra le sfide più iconiche figura il lancio tramite tre gigantesche catapulte, ideate e costruite con i Dunking Devils Squad, specialisti in attrezzature per stunt estremi. Piazzate sulla cima di una montagna, queste strutture sono state progettate per generare velocità e quota ben superiori a quelle ottenibili con un salto tradizionale. “La costruzione e la messa in opera delle catapulte è stata una delle parti che mi ha coinvolto di più – racconta Dani Román – perché anche in questo caso non avevamo precedenti. Posizionarle in alta quota è stato un lavoro enorme, e la sensazione provata al momento del lancio è impossibile da descrivere.”

Da quel punto, lo scenario si è aperto sulle Alpi svizzere, dove lo “squadrone” composto da Fred Fugen, Amber Forte e lo stesso Román ha disegnato uno slalom mozzafiato tra enormi birilli posizionati lungo il declivio, trasformando la montagna in un vero parco giochi volante.

Il viaggio si è poi spostato sopra l’iconico skyline della Marina di Dubai, dove i wingsuiters hanno affrontato uno slalom adrenalinico tra i grattacieli, attraversando una flotta di droni luminosi disposti a formare la Red Bull Drone Can, una gigantesca lattina sospesa a oltre 300 metri d’altezza, prima di eseguire un volo in formazione sopra l’hotel Atlantis The Royal. “Volare tra i droni è stata un’esperienza incredibile – racconta Max Manow, impegnato nella tappa insieme a Marco Waltenspiel e Marco Fürst – sembrava davvero di essere in un videogioco. L’utilizzo creativo dei droni è, secondo me, il futuro degli airshow. Non vedo l’ora di scoprire dove ci porterà.”

L’intero progetto ha ridefinito standard, protocolli e strumenti del volo acrobatico contemporaneo. La stessa Red Bull Drone Can, composta da 600 droni, ha richiesto uno sforzo tecnologico mai sperimentato. “Nessuno aveva mai messo insieme skydiving, fuochi pirotecnici e droni. Forse un giorno diventerà persino un nuovo sport – osserva entusiasta Muyassar Abulkhair, Co-Founder & CEO di Skyvertise – ma anche senza essere così ambiziosi, sono sicuro che questo progetto farà progredire il settore e aprirà la strada a collaborazioni mai immaginate.”

Per gli atleti, il valore del progetto risiede tanto nella magia del volo quanto nella forza della squadra. “Dietro ogni grande esperienza c’è sempre un grande team – sottolinea Fugen – e anche se cerchiamo di mostrare cosa accade dietro le quinte, nessuno può davvero immaginare quanto lavoro, quanta preparazione e quante persone servano per ottenere un risultato del genere.” Gli fa eco il pilota di ultraleggero Dimitris Kolliakos: “È stata una sfida unica. Per arrivare a uno spettacolo simile è servito uno sforzo immenso, e per molti aspetti irripetibile.”

“La sensazione è stata quella di essere dentro un film di Mission Impossible! – aggiunge Román –. Anche chi non conosce questo sport resterà affascinato”. Aikins sintetizza così l’essenza dell’impresa: “È naturale emozionarsi guardando queste immagini. È folle, ambizioso, bellissimo: racchiude tutto ciò che amiamo del volo.”