I consigli di Pizzolato: per il runner contrastare l'invecchiamento è facile, ma faticoso

Secondo i fisiologi a partire dai 30 anni si perdono 2" a km: ecco come ostacolare la perdita della capacità prestativa

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Sui social del running sta spopolando l'impresa di Walter Fagnani, che a 94 anni ha tagliato il traguardo della 100 km del Passatore (da Firenze a Faenza) in 18:15'34”, raggiungendo così quella leggendaria finish line per la quarantacinquesima volta su 46 edizioni.

"Il mio segreto? Ogni giorno una camminata e un bicchiere di vino", ha spiegato ai cronisti. Può sembrare una battuta, ma il concetto di continuità nell'attività fisica è riconosciuto dai fisiologi come uno degli elementi più forti nella battaglia contro l'invecchiamento.

Orlando Pizzolato
, due volte vincitore della maratona di New York, dagli anni '90 si è dedicato ad allenare gli appassionati di corsa ed è a sua volta un runner che sperimenta su se stesso gli allenamenti che propone poi a chi lo segue: "Il decadimento fisiologico e il calo prestativo sono inevitabili – spiega il grande maratoneta - quantificabili in circa l'1% all'anno, ma già a partire dai 30 anni. A 32-33 anni non si pensa di essere “vecchi”, anche se non si trova giustificazione al rallentamento di qualche secondo a chilometro, al non reggere più un ritmo che prima si teneva agevolmente. Si pensa che la leggera perdita di efficienza sia da imputare al mancato recupero di qualche seduta impegnativa, oppure a una giornata non ideale… ma alla fine dei conti, al punto in cui sono ora, posso confermare che già a quell'età era iniziato il decadimento prestativo, anche per me che solo sei anni prima, quando cioè ne avevo 26 e 27, avevo vinto per due volte la maratona di New York".Si tratta di un processo fisiologico a cui non sfugge nessuno: il deperimento progressivo dei vari tessuti del corpo è ineluttabile.

I fisiologi lo hanno misurato: ogni anno, indicativamente a partire dai 30 anni, si perdono due secondi a chilometro. Il peggioramento non è lineare e ci sono variabili correlate ad aspetti soggettivi. Il calo è più contenuto tra i 35 e i 50 anni, mentre accelera una volta passati i 50, con un'ulteriore, rapida decrescita verso i 65. "Ho misurato il mio invecchiamento fisiologico" rivela Pizzolato. "Sul piano fisico sono aumentato di peso: da 62 chilogrammi sono salito a 72. Un appesantimento determinato ovviamente dalla riduzione del dispendio energetico (meno allenamento), ma anche dalla riduzione del metabolismo basale e dalla perdita parziale di tessuto muscolare, sostituito da quello adiposo. La frequenza cardiaca massima è scesa da 186 a 158, mentre quella a riposo è salita da 35-36 a 42-43. Anche il cuore è un muscolo, e con l'invecchiamento perde capacità contrattile. Anche la resa meccanica è ovviamente scaduta: in una seduta che il mio allenatore, Giampaolo Lenzi, mi faceva fare ogni tanto (10x400 m in meno passi possibile), avevo una falcata di 210 cm. Adesso, per percorrere la stessa distanza impiego 110 passi e la falcata si è accorciata a 181 cm».

"Una parte rilevante nel contrastare la perdita della capacità prestativa è il mantenimento di un buon tono muscolare" raccomanda Pizzolato. "Con il tempo il muscolo perde capacità contrattile e le conseguenze specifiche per il podista sono due: minor forza nella spinta di corsa e maggior esposizione agli infortuni. Per garantirsi un buon rendimento si devono svolgere esercitazioni che allenino i muscoli a mantenere un buon livello di forza e di capacità contrattile. Nel primo caso è utile fare esercizi contro resistenza, non necessariamente con i pesi: il peso del proprio corpo può essere usato come elemento di resistenza. Per il secondo aspetto bisogna invece fare esercizi per stimolare il muscolo a contrarsi rapidamente. L'elemento chiave non è solo la velocità, ma anche la capacità di far lavorare molte fibre muscolari: sarebbe come accendere molte lampadine con un solo interruttore».

"Questi accorgimenti tecnici e fisiologici – conclude Pizzolato - sarebbero di facile applicazione, ma sono ben pochi i podisti che trasformano la teoria in pratica. Ciò che agisce come deterrente è la ritrosia a svolgere quanto indicato, trattandosi di allenamenti faticosi. Al naturale rallentamento della velocità di corsa, in seguito alla perdita di efficienza degli elementi sinora indicati, la grandissima parte dei podisti amatori reagisce assecondando l'invecchiamento, preferendo allungare la distanza di corsa piuttosto che mettere in atto gli accorgimenti anti invecchiamento".

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