ENDURANCE RUNNING

Pau Capell folgorato sulla via di Iten: "Se vuoi correre veloce, fallo da solo. Se vuoi andare oltre, corri con gli altri"

Il campione catalano del team The North Face a lezione dai maestri keniani della corsa per scendere sotto le venti ore nell'Ultra Trail du Mont-Blanc

di
  • A
  • A
  • A
© The North Face

 Ha vinto l’Ultra Trail du Mont-Blanc nel 2019, è pronto per riprovarci a fine mese: Pau Capell punta al bis in uno degli eventi di maggior portata globale nel mondo dell’endurance running e nel mirino - oltre alla vittoria stessa - mette anche il sogno di abbassare il record sulla distanza (che già gli appartiene) scendendo sotto il muro delle venti ore di gara. Per farlo, il toprunner catalano ha… allungato il cammino, andando ad allenarsi ad Iten (in Kenya) uno dei “santuari” mondiali della corsa. Sotto la guida dei suoi maestri, in compagnia dei campioni africani. “Road To Breaking 20” è il titolo del docu-film che racconta quella che per l’atleta del team The North Face è stata una vera e propria illuminazione, che ha rischiarato i suoi orizzonti (oltre che le profondità della sua anima) ben oltre lo stile e la tecnica della corsa.

© Getty Images

Nonostante una meticolosissima pianificazione a livello di preparazione fisica e mentale, nel 2020 l’emergenza sanitaria aveva impedito a Pau di coronare il progetto di provare a ripetere la sua vittoria nell’UTMB del 2019, scendendo però sotto il muro delle venti ore di gara, mancato per meno di venti minuti tre anni fa. Nella ormai imminente edizione della superclassica di Chamonix - in programma sabato 27 agosto - l’ultrarunner catalano ci riprova, più forte di allora perché… forte di una nuova consapevolezza, forse in grado di spingerlo fino al traguardo sotto le venti ore. “Road To Breaking 20” racconta il cammino intrapreso da Pau per inseguire il suo sogno e che si potrà vedere online con ventiquattro ore di anticipo sulla presentazione ufficiale, mercoledì 24 agosto dalle 17 alle 19 presso il The North Face Store di Chamonix, la cittadina ai piedi del Monte Bianco sede di partenza ed arrivo dell'Ultra Trail du Mont-Blanc.

© The North Face

 

Cancellato nel 2020 a causa della pandemia, l’UTMB è tornato alla fine di agosto di un anno fa a dare spettacolo sui 170 chilometri e i diecimila metri di dislivello positivo di una prova - con partenza ed arrivo a Chamonix - che prevede un passaggio sui sentieri del versante italiano e di quello elvetico della massima elevazione dell’arco alpino. Ad imporsi nel 2021 furono la campionessa statunitense Courney Dauwalter (al suo secondo successo, oltretutto consecutivo) ed il mitico francese François D’Haene, alla sua quarta vittoria dopo quelle del 2012, 2014 e 2017: una in più del connazionale Xavier Thévenard e di “King” Kilian Jornet: un record assoluto, insomma. L’asso transalpino delle prove endurance non riuscì però ad avvicinare il record ufficiale del percorso, fissato due anni prima appunto da Capell con il tempo di venti ore, 19 minuti e sette secondi. Per dirla tutta, nel 2017 D’Haene si era spinto fino allo stratosferico finishing time di diciannove ore, un minuto e 32 secondi ma in quella occasione il percorso era stato accorciato di quattro chilometri circa (affatto pochi, in una prova di questa disciplina ed in ambiente alpino) a causa del maltempo. Tutto da rifare, insomma, ed uno dei candidati a battere il suo stesso record è proprio Pau Capell.

© The North Face

Convertito alla corsa sui sentieri, inizialmente come riabilitazione da un infortunio che aveva posto fine alla sua carriera di calciatore, Pau Capell Gil nel giro di pochi anni è entrato a far parte dell’élite della specialità, con vittorie in patria alla Ultra Sierra Nevada, all’Ultra Trail Mallorca ed alla Transgrancanaria da 125k (clamorosa “manita” di successi consecutivi dal 2017 al 2021!) e poi praticamente ovunque sul pianeta tra Italia, Svizzera, Patagonia, Scandinavia, Giappone e Australia. Fino al successo nell’UTMB del 2019 e fino ad aggiudicarsi “back-to-back” il titolo dell’Ultra Trail World Tour nel 2018 e nel 2019.

Per gli atleti élite la domanda più frequente dopo aver concluso una gara, aver conquistato un titolo o un podio è la seguente: E adesso? Quale sarà il prossimo obiettivo? All'inizio del 2020, mentre Pau iniziava a pianificare seriamente l’UTMB in programma sul finire dell’estate, il suo mondo e quello di milioni di persone è "crollato" a causa della pandemia COVID-19. Nonostante l'impossibilità di allenarsi all'aperto ed in montagna per gran parte della primavera, il “nostro” ha deciso di affrontare comunque il percorso dell’UTMB: da solo! A causa di una preparazione atletica inevitabilmente imperfetta e delle condizioni ambientali non proprio favorevoli, la missione è fallita. Pau si è però impegnato per portare ugualmente a termine la performance, gettando i semi per portare la sua corsa ad un superiore livello d’esperienza.

© The North Face

Mentre il mondo del trail rifletteva sulla questione “Breaking 20”, l’atleta originario di Sant Boi de Llobregat (Barcelona) ha trovato nuova ispirazione in una leggenda della corsa: Eliud Kipchoge, il mitico campione kenyano (oro olimpico di Rio 2016 e Tokyo 2020 sulla maratona) che - un paio di mesi dopo la vittoria di Pau all’UTMB - ha compiuto l'impossibile, infrangendo il 12 ottobre 2019 la mitica barriera delle due ore sulla distanza della maratona, nel corso di un evento appositamente organizzato al Prater di Vienna e seguito ad un primo tentativo andato in scena nella primavera del 2017 all’Autodromo Nazionale di Monza. Il tempo di un’ora, 59 minuti e 40 secondi ottenuto a Vienna non venne omologato, in quanto l'evento non aveva le caratteristiche di una gara ufficiale, ma Eliud detiene tuttora il primato mondiale, conquistato alla Maratona di Berlino del 16 settembre 2018: due ore, un minuto e 39 secondi. Pau si chiedeva se sarebbe riuscito ad imitare Kipchoge, ad abbattere il “suo” muro personale: quello delle venti ore di gara al cospetto del Monte Bianco.

© The North Face

KENYA: LA RIVELAZIONE

Ormai è chiaro e la recentissima doppietta keniana alla Sierre-Zinal, la “corsa ai cinque quattromila”, ne ha fornito una significativa riprova: l’onda africana si sta allargando dalla pista ai sentieri, dalle strade del mezzofondo ai saliscendi delle mulattiere alpine. Occorre adattarsi e Pau è stato uno dei primi a comprenderlo ed a mettere in pratica la rivelazione… di cui sopra. In buona sostanza recandosi a Iten (in Kenya). La patria dei campioni, la cittadina a 2400 metri di quota sull’altopiano che domina la Rift Valley, dove vivono e corrono alcuni tra i più forti atleti al mondo: una vera e propria comunità di assi della corsa. Allenarsi con i keniani non è stato semplice per il trentunenne Pau (ne compirà trentadue il prossimo 10 settembre). Il terreno, la quota, il contesto stesso: una combinazione molto complessa di condizioni e di situazioni.

Mano a mano che familiarizzava con la cultura da corsa di Iten, il toprunner catalano si rendeva gradualmente conto di una verità sorprendente: la soluzione che cercava era molto lontana da quella che aveva immaginato. Pau era partito per l’Africa con l’intenzione di migliorare la sua performance velocistica ed il suo livello tecnico. Soprattutto in pianura, ambito nel quale era convinto di avere maggiori margini di miglioramento. Niente di tutto questo, nulla a che vedere con la tecnica. La lezione appresa è stata di tutt'altra natura: non si corre mai da soli, ma insieme agli altri. Hai bisogno degli altri attorno a te - anche di quelli più bravi di te - per correre meglio. Alla vigilia della prima sessione di allenamento, il “nostro” era rimasto sorpreso da quanto i runners keniani fossero distanti tra di loro, per poi sorprendersi a cambiare rapidamente idea allo start del cronometro e della sessione stessa.

© The North Face

“A Iten mi sono sentito nella culla della corsa, alle sue radici, dove tutto ha avuto inizio. Ho iniziato a praticare il trailrunning perché mi avevano prescritto di farlo. Quando sono arrivato a Iten mi sono detto: ci siamo. Ora scoprirò cos’è davvero la corsa. Si esce alle sei del mattino, in cento tutti insieme per una sessione di fartlek: ed ho visto l’essenza della corsa. Non c’era alcun tipo di condivisione e di cameratismo, all’inizio. Forse per via di una certa tensione nervosa. Quando abbiamo iniziato a corre, è cambiato tutto. Ci siamo uniti, abbiamo corso in gruppo… e la nostra amizicia è iniziata, nel momento stesso in cui abbiamo iniziato a correre! L’eleganza degli atleti keniani era fuori discussione, la loro tecnica perfezionata fin dagli anni dell’infanzia. Passando del tempo con loro, allenandomi con loro, mi sono reso conto che i keniani hanno una straordinaria abilità di rilassarsi mentre corrono. Sfruttano tutte loro doti atletiche ma riducono la velocità e rimangono nell’attimo presente mentre corrono: questo li aiuta a spingersi più avanti. Ho imparato molto in poco tempo e non solo sulla velocità e sulla tecnica: per gli atleti keniani allenarsi insieme è basilare per spronarsi a vicenda, per aiutarsi. Sono amici in allenamento e solo in gara avversari, una cosa poco comune e che dovremmo imparare anche noi in Europa. Porterò con me molto di ciò che ho imparato in Africa nel mio modo di allenarmi e spero che i risultati si vedano a Chamonix.

© Getty Images

LA FAMIGLIA È TUTTO

Ogni atleta è soprattutto ed in primo luogo un essere umano che - come tutti i suoi simili - aspira alla felicità. Pau è felice, perché può dedicarsi a ciò che ama: correre. Il suo incontro con la corsa è stato incidentale, la scelta della disciplina invece no. L’ultradistanza gli permette di correre al massimo della naturalezza e della spontaneità. Pau però non è semplicemente un atleta felice ma un uomo felice, perché non è solo. Per dirla tutta, la corsa lo ha traghettato agli antipodi dell’isolamento, gli ha permesso di relazionarsi in un modo nuovo con i suoi familiari e con le persone che lo circondano. Corre da solo, ma non andrebbe molto lontano senza una squadra che lo sostiene. La sua visione della corsa è cambiata.

“In gara corri contro avversari che hanno ognuno la propria famiglia ma anche la propria storia e le proprie emozioni… che puoi al tempo stesso condividere con gli altri: ed è questo che rende tutto molto speciale. Gli atleti africani mi hanno insegnato con poche parole una verità illuminante, che era da sempre nascosta dentro di me: se vuoi correre veloce, fallo da solo. Se vuoi andare oltre la velocità, corri con gli altri. Non dobbiamo mai dimenticare chi corre al nostro fianco. Se trascuri le persone che ami e ti concentri solo sui tuoi obiettivi, il castello è destinato a crollare. È importante mantenere questo equilibrio. Ora, è ovvio che io voglia vincere, ma lo voglio condividere, voglio avere qualcuno da abbracciare al traguardo: la mia compagna, i miei cari: questo è vincere”.

© Getty Images

ROAD TO BREAKING 20

Sabato 27 agosto, nella cornice da pelle d’oca di Place de l’Église e del Triangle de l'Amitié  d Chamonix (cuore pulsante dell’evento UTMB), Pau proverà a lanciarsi nel tentativo di chiudere la prova in meno di venti ore: Breaking 20! Lo farà, emblematicamente, nell’edizione numero… diciannove della grande classica transalpina. E questa volta non sarà solo: con lui gli altri atleti élite - uno sparuto e straordinariamente qualificato manipolo di campioni - e poi almeno altri duemila trailrunners: ognuno dei quali con la propria storia, lanciati verso obiettivi diversi, pronti a vivere emozioni personalissime ma tutti uniti dallo stesso traguardo: qualcuno da abbracciare appena oltre la linea d’arrivo. Il docufilm Road To Breaking 20 punta a dimostrare come la felicità sia la più potente “driving force” verso il successo e come la felicità di un atleta non dipenda solo dalle sue vittorie. Un docufilm - è il caso di dirlo - con un happy ending: il lieto fine.

Per scoprire il percorso di Pau verso Breaking20 e per vedere il nuovo docu-film vntiquattr'ore prima della presentazione ufficiale, basterà iscriversi al link:

https://www.thenorthface.it/exploration/our-journal/road-to-breaking20.html

Per rimanere aggiornati sui futuri lanci dei film, è possibile seguire The North Face su Instagram @thenorthfaceit e su Facebook @thenorthface

Instagram @thenorthfaceIT

Facebook @thenorthface 

Twitter: @TheNorthFaceEU

 

© Mathis Dumas

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti