TRAILRUNNING

La carica dei quattrocento: edizione speciale (anzi straordinaria!) del Colmen Trail di Morbegno  

La nostra esperienza "sul campo" nella classica prova all’inizio della Valtellina, quest’anno in versione... Special Edition: più secca, nervosa e veloce.

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La professoressa d’inglese dei tempi del liceo avrebbe bonariamente sentenziato: “Almost, but not quite". Ci siamo… quasi. Però appunto sarebbe stata molto buona, di manica larga. Io invece non me la cavo così a buon mercato, oggi al Colmen Trail di Morbegno, alle porte della Valtellina. Ne ho così di polvere da mangiare (smossa da tutti quelli che mi tocca inseguire) prima di… esserci, o quasi. D’altra parte, i "locals" per me sono troppo forti, pure i miei pari età. Per ora, almeno. Meglio quindi concentrarsi sulla propria performance che - in questo caso particolare - include un test run della versione più recente delle Asics Fujitrabuco Lyte.

Predisposizione naturale a parte (DNA insomma) oppure doti affinate dall’allenamento, per me non c’è gara con chi - che fortuna! - sulle prime rampe mette piede appena varcato l’uscio di casa. Invidia, somma invidia…! A me normalmente (tranne le troppo rare puntate in Valmalenco) toccano le ripetute sui cavalcavia dell’autostrada oppure i sentierini single-track dell’amatissimo Parco di Monza. Dove però ad andar bene accumuli sì e no cento metri D+ in una sessione di allenamento da un’ora. A meno di non “cricetare” su e giù dalla stessa ripa nel bosco per svariate e noiosissime volte…

Ma torniamo a Morbegno, che è meglio!

Sveglia antelucana (ma si dice ancora…?) per la prima parte di una domenica che si preannuncia lunghetta. Devo essere in redazione a Cologno Monzese per il via del Gran Premio di Spagna di Formula Uno che scatta alle quindici (il Colmen parte alle nove e 30…), quando buona parte dei miei colleghi - nel senso degli atleti - sarà presumibilmente “D2” (docciata e divanata) o magari… alle prese con altre amene incombenze familiari della domenica, presumibilmente ancora più impegnative (mi dicono) sia di un tiratissimo trail da diciassette chilometri e 1000 metri di dislivello positivo che di un onestamente confortevole turno pomeridian-serale in redazione, appunto!

Il Colmen Trail è pure l’occasione di svolgere un compitino particolare: un test run delle Asics Fujitrabuco Lyte a mia disposizione e che ho provveduto a rodare in settimana su qualche tratto fuoristradistico e “vista-pista” (dell’Autodromo, che a me mette allegria anche se racing e running hanno poco in comune) al suddetto Parco di Monza. La farò – la mia piccola recensione – senza la minima pretesa di esaustività. Altri sono molto più bravi (e competitivi) di me: hanno insomma più voce in capitolo: più che altro… più fiato, forza, mentalità. A me interessa “ascoltare” il mio passo, il cuore le sensazioni. E provare a trasmetterle a chi – come me – corre per il piacere di farlo, perché non è più tempo di fare exploits e forse non lo è mai stato: ma la passione è ugualmente tanta.  

Sulla Montagna Magica, così chiamano la Culmen  di Dazio gli abitanti dei comuni che sorgono intorno a questo rilievo boscoso, ho già corso due volte - nel 2017 e nel 2018 - saltando poi l’edizione più recente, quella del 2019 caratterizzata dal maltempo e da pioggia mista a neve proprio nella sezione “culmen…ante dell’itinerario. Così mi ricordano i compagni di squadra della Sportiva Lanzada (Valmalenco): siamo un bel gruppetto, una quindicina in tutto ma purtroppo la sola Gloria in “quota rosa”! Nella Colonia Fluviale (nel senso dell’Adda) si entra solo per sbrigare le incombenze che precedono la gara, ci si tornerà per tagliare il traguardo e poi… per la esclusiva cerimonia del podio (beati loro!) e le foto di rito. La partenza è sull’asfalto della strada adiacente. Mi posiziono sul "mio" bollino di vernice bianca pro-distanziamento d'ordinanza e, nell’attesa del via, guardo in basso, oltre le Fujitrabuco pronte alla “pugna”, e mi sorprendo a pensare a quando quelle quattrocento e passa pennellate di vernice che punteggiano l’asfalto saranno state sbiadite dagli agenti meteo e, rivedendole, ad una delle prossime partecipazioni al trail, potremo dire: “Ti ricordi la pandemia…?

Il segnale dello start mi riporta al presente emergenziale e – nel giro di pochi secondi, ad attraversare il Ponte di Ganda (sull’Adda, naturalmente), storico “landmark” e punto di riferimento per gli abitanti della Bassa Valtellina. Da questi parti, dirsi “Ci vediamo al Ponte di Ganda” suona un po' come – fatte le dovute proporzioni - darsi appuntamento davanti al Duomo a Milano, al Colosseo a Roma, in Piazza del Plebiscito a Napoli oppure a Times Square a New York. Non per nulla, quando si è trattato di mettersi d’accordo per la foto di gruppo della società, ci siamo dati appuntamento sul ponte!

I primi chilometri nelle campagne sono piatti, caldi, polverosi e velocissimi. Il primo anno vedevo (e correvo…) i diciannove chilometri del Colmen” come fosse... l’UTMB. Poi ho allungato le distanze e mi sono reso conto che – per chi corre in montagna – è una prova ad altissima intensità, a tratti (quelli più filanti e le discese) da cuore in gola. A maggior ragione in formato “Special Edition” da sedici chilometri e mille metri di dislivello. Anche se – a fatica conclusa - il mio Garmin sentenzierà un bel 17K per 1100 metri D+…

Poi i tratti asfaltati e quelli “bianchi” lasciano spazio alla prima impennata sui sentieri che portano ai Torchi (pure loro) Bianchi. Non è però ancora tempo di puntare alla Culmen. Si torna prima a fondovalle (ed all’asfalto) per raccogliere applausi ed incoraggiamento dagli abitanti di Paniga ed è solo usciti dal successivo borgo di Desco (appollaiato in posizione strategia al confine tra Bassa e Media Valtellina) che si inizia a fare sul serio: una vera e propria svolta della gara. Si cambia versante, ci si spinge su lungo il fianco est di questo rilievo. Per quel poco che ne so, si tratta di un'anomalia geologica che, sbarrando il passo al corso dell'Adda (e resistendo alla sua erosione) ha determinato una "curva" del fiume, modificando quindi l'andamento rettilineo del fondovalle principale della Valtellina stessa. Meglio però tornare su quello della gara - di andamento - e su terreno meno "insidioso".

È tempo infatti di scaldare i garretti lungo qualche elementare tratto di roccette. Il collega che mi segue sbuffando mi arriva alle terga sul terreno più morbido ma lo rimetto a distanza nei tratti tecnici ed un minimo “climbing”: l’anima dello skyrunner…! Alla fine del traverso, inversione di rotta (di nuovo verso ovest), gradiente di salita che aumenta ancora e conduce alla cresta vera e propria, animata da un tifo crescente (una piccola Zegama…!) man mano chi ci si avvicina allo scollinamento. Soffro la salita meno che nel 2017-2018 ma faccio più fatica a trovare un ritmo decente nella discesa, anche se passo quasi indenne un tratto di roccette che costa invece ad uno di noi un ruzzolone con passaggio in elisoccorso verso l'ospedale di Sondrio. Quasi indenne perché un mezzo passo falso quasi mi fa travolgere Elisa che corre da un po’ davanti a me. Mi guadagno i complimenti per il ”salvataggio” miracoloso da parte della concorrente che mi segue (“bravissimo!”, “grazie”!) e il disastro evitato è la migliore introduzione alle mie sensazioni sulle Asics “Fuji” (così le ho soprannominate) che, tanto per entrare nel vivo, credo abbiano avuto un ruolo-chiave nel limitare i danni, anzi annullarli proprio.

Ribadisco che non ho “numeri” e tantomeno pretese del tester professionista, ma un paio di idee (condivisibili, nel senso di poterle proporre qui) me le sono fatte. Con le Fujitrabuco Lyte sono andato sul sicuro: nel vero senso della parola. Sicuro da non mettere nemmeno nel baule dell’auto un’alternativa. Sicuro da metterle alla prova in gara praticamente “out of the box”, a parte il breve rodaggio monzese. Sicuro in salita, nei tratti più corribili e soprattutto nelle discese. La versione aggiornata a mia disposizione ha la flessibilità e la trazione necessaria per affrontare i terreni impegnativi, grazie anche alle alette nella suola, ed è ancora più leggera rispetto alla precedente, grazie alla nuova intersuola Flytefoam leggera, mentre la suola Asicsgrip fornisce alla scarpa massima trazione sulle rocce bagnate ed è progettata per avere un contatto totale con il terreno garantendo la stabilità su diverse superfici.  Inoltre, la grande flessibilità dell'avampiede la rende facilmente adattabile a terreni irregolari. La tomaia morbida e comoda (in rete) assicura un comfort ottimale al piede ed i suoi rinforzi garantiscono ulteriore protezione. La linguetta del tallone rende facile indossare e togliere la scarpa, mentre la spinta migliorata della punta assicura una transizione fluida dalla fase di appoggio allo stacco. Per dirla con il produttore.

Intanto, mi godo pure il loro aspetto accattivante. Non sarà il dettaglio più importante ma... ne conosco di runners (anche top) parecchio inclini ad un oufit che non lascia spazio all'improvvisazione ed alla trascuratezza ed anzi "spinge" forte sul miglior abbinamento cromatico possibile... dell'insieme. Dalla premessa alla prova sul campo-gara. Il percorso del Colmen Trail mi era sembrato da subito lo scenario ideale per questo test: molto vario, mai estremo, tantomeno banale. Distanza contenuta e quindi gara veloce ed a tratti molto tecnica: insomma, un terreno completo per mettere alla frusta un modello da trail che però - rispetto a molti suoi concorrenti - ha davvero l’aspetto... di una scarpa da velocità, filante e slanciata. Ed è stato questa particolare a fare la differenza per me, che solitamente mi affido ad un “treno” di coperture da sentiero molto più massicce e “carrozzate”, che mi trasmettono un piacevole senso di fiducia e sicurezza. Fin troppo, magari. Le “Fuji” mi hanno infatti offerto la possibilità di un’esperienza trail per una volta più consapevole ed attenta. Con i sensi all’erta come poche altre volte, pronto a cogliere più dettagli e più sfumature: del tracciato di gara, dello scenario in generale, dell’inerzia stessa della corsa. Certo, non ho forse spinto al massimo tutto il tempo e - lo ripeto – il Colmen Trail (lo dice il nome) non ha la tecnicità e la “vertigine” di una “skyrace” (se non per brevissimi tratti) ma la promozione è piena e la curiosità di riprovare le Asics su uno “step” più elevato me le farà prelevare molto presto dai box, per provare a spingerle al loro limite superiore di utilizzo, naturalmente con tutte le cautele del caso. Perché - se tanto mi dà tanto - l’idea di poter da qui in avanti affrontare terreni anche leggermente più impegnativi di quello della "Montagna Magica" con una scarpa sicuramente versatile (ora lo so) può aiutarmi a migliorare ulteriormente approccio, condotta di gara e - per diretta conseguenza - risultato al traguardo. Quello che intanto si sta avvicinando anche qui a Morbegno…

 

Fuori dalle difficoltà della discesa tecnica, il finale è – più o meno inevitabilmente – il tratto meno interessante dell’itinerario e (anche per questo) uno dei più insidiosi. Distrarsi, abbassare la soglia d'attenzione (anche solo per stanchezza) e combinarla grossa... è un attimo. Quindi occhi aperti nella larga ma ripida discesa su Dazio, nell’ultimo traverso dentro il bosco, sull’asfalto delle vie (deserte: si capisce, è anche l’ora di pranzo…) che attraversano il paesino. Poi solo più i freschi saliscendi dell’ultimo boschetto, una mulattiera di acciottolato e giù a capofitto verso Campovico: tuffo ripidissimo e fiaccagambe lungo il quale vengo raggiunto da Gloria,“ingaggiata” fin sopra i capelli con l'ultima rivale di giornata. Io sto traccheggiando (a posizione maschile consolidata) verso il gonfiabile dell’arrivo e convengo - con me stesso - che le ragazze sono spesso provviste di una cattiveria (sportiva!) che vorrei tanto avere io: si accende allo "sparo" e si placa solo un metro al di là della linea del traguardo!

Riattraverso con un sorriso “da orecchio a orecchio” il Ponte di Ganda e copro a lunghe falcate (ma stanche) il pratone della Colonia, lo sguardo fisso sul cronometro che segna due ore e trentatré minuti “spaccati”. Tocca accontentarsi ma è pur sempre un bell’accontentarsi: tanto che mi dimentico di bloccare il mio Garmin…, anche distratto da una ragazza del Team Valtellina (che ha impeccabilmente organizzato l'evento) che mi mette in mano il secondo pacco-gara di giornata (dopo quello La Sportiva, che lusso!) pieno di generi di conforto, che io preferisco “millemila” volte all’ennesima maglietta.

Per concludere (quasi) come ho iniziato, I’m done for the day: per oggi basta così, almeno in termini di chilometri. In realtà… no! Perché è già iniziato il conto alla rovescia verso il via del Gran Premio di Spagna. Saluto velocemente amici e compagni di squadra, poi punto il muso di Maya verso il Lario e poi la pianura. In redazione mi aspetta l’amico-collega maestro Giorgio Terruzzi che sta già “scaldando” il telecomando. Il GP lo vincerà Hamilton ma il… giro più veloce oggi lo faccio io, con relativo punto-bonus, che scambierei volentieri con una decina di minuti almeno sul mio tempo finale al Colmen Trail.

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