Il grande salto di Raspadori

Perché l’attaccante del Sassuolo può far comodo alla Nazionale di Mancini

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La Nazionale italiana di calcio si sta esprimendo molto bene per un motivo specifico, per il quale dobbiamo ringraziare l’intelligenza e le capacità di Roberto Mancini e Alberigo Evani. Quando hanno preso l’Italia “apocalittica” fuori dal Mondiale di Russia 2018, avevano due strade possibili davanti: o azzerare ogni cosa, eliminare qualsiasi punto di riferimento (Bonucci ad esempio, ma anche lo stesso Jorginho) e sviluppare un piano a cinque anni, rinnovando la squadra in toto. La seconda opzione era di tenere l’intelaiatura già esistente ma dargli una nuova anima, non tanto attraverso l’ingresso di nuovi calciatori ma soprattutto una rinnovata natura tattica. Facile a dirsi, difficile a farsi, perché l’idea era riprendere il gioco di posizione guardiolano, soprattutto secondo l’applicazione che ne ha fatto Maurizio Sarri e applicarlo a propria volta a una Nazionale, con un gruppo che passa solo una settimana al mese insieme. Era il vecchio miraggio-obiettivo della Nazionale che gioca come una squadra di club, da noi mai raggiunto.

Anche se più difficile, Mancini ed Evani hanno intrapreso questa seconda strada, sfruttando anche il fatto che tra Napoli, Chelsea e Juventus tanti calciatori in rosa avevano già giocato con Sarri. Altri nuovi innesti poi, come Locatelli o Bastoni erano perfetti per questo tipo di calcio e tutto si è ben incasellato con una certa velocità, dandoci la possibilità di giocare ottime qualificazioni europee e una più che buona Nations League.

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