Il sito Web del quotidiano ‘Bild' che, all'indomani della retrocessione in serie B, svende tutto il merchandising della Mannschaft, maglie comprese, con il 72 per cento di sconto, è un indicatore ‘di mercato' che parla forte e chiaro del tracollo della Germania del calcio nel 2018. Un anno disastroso, con sei sconfitte, un Mondiale perso nella fase a gironi e l'ultimo posto conclamato nel gruppo di Nations League, eppure si va avanti con questa linea tecnica. Del resto Joachim Loew ha in tasca il contratto fino al prossimo Europeo, non ha nessuna intenzione di andarsene e gode dell'appoggio incondizionato della Federazione (Grindel) e del settore nazionale (Bierhoff). E non da oggi, perché i dirigenti della DFB gli avevano pubblicamente espresso sostegno, a prescindere, già alla vigilia della sfida con la Sudcorea al Mondiale, semplicemente ammettendo di avere in mano il migliore, oltre che il più vincente, dei commissari tecnici in circolazione. Gli errori di Loew sono stati più di uno ma vengono fatti rientrare dai poteri forti tedeschi (anche della politica: Angela Merkel è da sempre un'alleata del tecnico) nella categoria degli incidenti di percorso: scelte pre-mondiali discutibili (è il caso, per motivi mai completamente chiariti, di Sanè oltre che Wagner, attaccante emergente al top della condizione), spogliatoio arrivato in Russia senza armonia, eccessiva fiducia nel blocco Bayern, approdato spompo al mondiale ed una fase difensiva davvero approssimativa. Non ce ne voglia il monumento Ballack, che ha pubblicamente ammesso di non capire l'attaccamento alla poltrona di Loew, ma nel calderone dell'anno orribile della Germania devono però essere fatte rientrare anche situazioni che non possono dipendere dal cittì come la mancanza di personaggi chiave per la chimica del gruppo, come Lahm, leader anche fuori dal campo in Brasile, o la mancanza di un centravanti vero, terminata l'era di Klose e, virtualmente, anche quella di Gomez. Loew ha la fortuna comunque di ripartire da un serbatoio ricco a disposizione, con ragazzi con 25 anni o anche meno già inseriti in Nazionale, tipo Werner, Brandt, Kimmich, Suele, Ruediger, Goretzka, Draxler, Sanè, Gnabry, Kehrer e Schulz, e con un sistema di interscambio tra le rappresentative giovanili ormai collaudato e che funziona bene. Segnali incoraggianti sono già arrivati dalla partita persa (ingiustamente) a Parigi contro la Francia e dalla vittoria 3-0 di Lipsia contro la Russia. E con il valore aggiunto di un leader tecnico maturo che potrà essere Marko Reus, mai così splendente in una carriera finora tormentata dal tanti incidenti.
Germania, una nazionale in saldo
La retrocessione in Serie B arriva al termine di un anno, Mondiali compresi, disastroso
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