FORMULA UNO

Chi vuol essere... Barrichello? Dalle radiominacce di Perez ai dolori del giovane Sainz

Il sesto appuntamento del Mondiale sulla sua pista di casa segna una svolta al ribasso nelle ambizioni iridate del ferrarista spagnolo.

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Nel giorno in cui Rubens Barrichello - suo malgrado il "secondo" per eccellenza della Formula Uno - gira attorno alla boa dei cinquant'anni, vale la pena rimanere in qualche modo in tema, tornando sulla giornataccia vissuta nel GP di Spagna da Sergio Perez e Carlos Sainz. Manca all'appello - tra i piloti dei top team - solo George Russell? No, davvero no. Il compagno di squadra di Lewis Hamilton è davvero di tutta un'altra pasta e proprio a Barcellona ne ha dato una efficace dimostrazione.

Nei meandri del sesto appuntamento iridato, il pilota di King's Lynn si è districato con classe e talento, ma soprattutto con la solita sostanza: quella messa sull'asfalto da Sakhir a Barcellona. Due volte sul podio, sempre nella top five dell'ordine d'arrivo. Nonostante la capricciosa W13, nonostante Hamilton. Insomma, niente a che vedere con Sainz e Perez ma al tempo stesso - per questi ultimi - una pesante ed ingombrante pietra di paragone.

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Barrichello, chi era costui? Perez lo ha incrociato nella sua stagione d'esordio nel Mondiale (anno di grazia 2011), che era poi quella d'addio del brasiliano: non si saranno mica passati le... consegne all'epoca ed ora - dopo lunga incubazione - se ne vedono le conseguenze...? Il ferrarista invece si è affacciato ai Gran Premi quando l'avventura in Formula Uno di uno dei suoi predecessori a Maranello si era conclusa da quattro anni. Vittima sacrificale della voracità agonistica di Michael Schumacher (e del suo talento infinitamente superiore), Rubens ha sperimentato una ventina d'anni fa sulla sua pelle le "splendide amarezze" della militanza in un team di vertice in coabitazione appunto con un predestinato. Un esempio su tutti: i team orders del GP d'Austria del 2002, una vetta negativa della quale si ricordano ancora oggi nitidamente le immagini "surreali" del podio.

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E se Sainz ha ancor qualche margine di intervento sul proprio destino (ma tempi sempre più stretti), la parabola discendente è molto più avanzata e ripida per Checo. Il quale, non bisogna dimenticarlo, alla fine del Mondiale 2020 era già con entrambi i piedi fuori dall'abitacolo di una monoposto della massima formula, prima del clamoroso ripescaggio da parte della Red Bull al posto dell'ancora acerbo Alexander Albon. Con i "Tori", Sergio ha vinto un solo GP - l'anno scorso in Azerbaijan - e solo dopo lo scoppio a Baku di uno pneumatico della monoposto gemella di Verstappen, che stava al solito dominando. Un successo da accoppiare a quello del 2020 a Sakhir con la Racing Point. Per il resto, vai dove ti porta la Red Bull: sul podio, spesso. In pole, qualche volta. Senza però permettere al team di battere le Mercedes tra i Costruttori (nel 2021). Il suo contributo nella causa iridata di capitan Max invece è stato in più occasioni reale: basti pensare all'ostruzionimo (lecito) su Hamilton nella "title decider" dell'anno scorso ad Abu Dhabi. Lanciare messaggi via radio al proprio box che gli chiede di non ostacolare l'incedere di Verstappen però è poco più di una mossa teatrale e "telefonata": quasi un gioco delle parti. 

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Diremo lo stesso - a fine anno - degli accadimenti del recentissimo GP di Spagna? I ferraristi (tutti quanti, dal presidente al più tiepido tra i tifosi delle Rosse) si augurano di no! Servirebbe forse un contributo Checo-style da parte di Sainz. Qualcosa che, al momento, si colloca ampiamente fuori dalla logica delle cose. Questo è certo. Ma ci sono modi e modi (o meglio: modalità) di essere uomo-squadra e quella che Carlos deve perseguire va nella direzione di un rendimento superiore a quello attuale, troppo incline all'errore. Per essere l'uomo giusto nel posto giusto e nel momento giusto: vale a dire pronto a rubare punti alla concorrenza diretta quando Leclerc è fuorigioco, come a Barcellona. Perché trentanove punti di differenza tra i due non sono tantissimi ma - dopo sei appuntamenti - fanno tendenza e comunque Verstappen è ormai davanti. Tocca inseguire, puntando tutto sul Cavallino più pimpante.

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