Udinese, Nicola: "Qui perché pretendo il massimo da me stesso e dai ragazzi"

Il neo allenatore dei friulani parla anche di questioni tattiche: "Lasagna rende meglio con una seconda punta, Mandragora è una mezz'ala"

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La famiglia Pozzo, il direttore generale Franco Collavino e il direttore sportivo Daniele Pradè lo hanno scelto perché l'Udinese ha bisogno di fare punti per continuare a giocare in Serie A e Davide Nicola ha accettato la sfida senza problemi: "La fame è tanta, voglio iniziare a lavorare con i ragazzi. È fondamentale per ottenere il massimo da ogni componente della rosa. Sono qui perché pretendo il massimo da me stesso, dedicherò tanto tempo ai ragazzi. Il mio calcio è organizzato, voglio coinvolgere tutti", ha detto presentandosi ai tifosi friulani.

L'ex allenatore del Crotone ha raccontato di non aver avuto dubbi a scegliere i bianconeri: "Sono l'ultimo in ordine temporale ad arrivare qui come tecnico, prima di me tanti allenatori hanno fatto la storia. Stimo Guidolin, ho letto una sua recente intervista. L'Udinese rappresenta un'eccellenza, bisogna lavorare e confrontarsi con culture diverse. Anche lavorare con la famiglia Pozzo e col direttore Pradè è importante per me".
Poi ha iniziato ad affrontare le questioni tattiche, anche se senza avere tutti a disposizione a causa della pausa per le nazionali può essere un problema, primo fra tutti Kevin Lasagna: "Può operare da prima punta, ma è un ragazzo portato ad attaccare la profondità. Non ama giocare spalle alla porta, per caratteristiche ama giocare con una seconda punta. Scoprirò anche altro quando potrò allenarlo". Oltre a lui ce n'è uno che Nicola conosce bene, Rolando Mandragora, già allenato in Calabria, utilizzato sia come centrocampista centrale che come mezz'ala: "Ha potenzialità, è una mezz'ala di quantità e capace di coordinarsi con altri calciatori. In un centrocampo a due aveva trovato la sua dimensione, ma non deve fermarsi. Deve lavorare e pensare di poter fare anche altro".

Per puntare alla salvezza è necessario che il gruppo sia compatto e per il tecnico piemontese il primissimo obiettivo sarà "facilitare l'integrazione di calciatori che arrivano da Paesi diversi e culture diverse", poi verrà il gioco della squadra, in cui la parola d'ordine è equilibrio: "Se capisco di poter attaccare, devo farlo con determinazione. Se in un altro momento si trova una squadra che ha qualcosa in più, bisogna trovare il modo di proporre gioco senza prestare troppo il fianco. Altrimenti diventa difficile incidere sul risultato. Ai ragazzi chiedo passione e dedizione, anche la voglia di restare sul campo per migliorare noi stessi. È l'unico modo per capire cosa possiamo fare. Quando saremo una squadra vera, potremo essere davvero competitivi", ha detto nella conferenza stampa

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