Milan, rivoluzione fallita: tocca a Gattuso invertire la rotta

Una vittoria in sette partite, la scossa deve arrivare dall'interno: le chiavi per difendere il quarto posto

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Rino Gattuso ci ha provato, ha scommesso e ha perso. Sapeva che il suo Milan non era ancora guarito dal malessere degli ultimi 40 giorni - una sola vittoria in sette partite -  e allora ha giocato la carta della "rivoluzione": difesa a tre, schierata solo per la terza volta in stagione, rilancio di Caldara dopo sette mesi, Paquetà a scaldare la panchina (ma bisognerebbe conoscere la reale condizione fisica del brasiliano) e pure il doppio puntero nella mezz'ora finale. Ma neanche Piatek-Cutrone hanno rotto l'incantesimo, la Coppa Italia è svanita nei soli due tiri in porta in 93' contro la Lazio.

Ingiusto puntare il dito contro i soli attaccanti (e chi li dovrebbe rifornire). Anzi, dal punto di vista squisitamente filosofico sarebbe difficile assegnare una classifica delle colpe, anche se ora la quasi interezza della tifoseria rossonera chiede a gran voce l'allontanamento di Ringhio. Il guaio è proprio questo: il Milan costruito attorno all'ordine, la compattezza e il carattere dell'allenatore è sparito portandosi dietro pure il lavoro costruito pazientemente negli scorsi mesi e che ha regalato una semifinale di Coppa Italia e l'attuale quarto posto in classifica.

Senza giocatori che sappiano reggere lo spartito, non dimentichiamo comunque il prezioso contributo di Leonardo a gennaio con Paquetà e Piatek, è dura scollinare momenti così e neppure mettere nel frullatore nuovo modulo e giocatori meno sfruttati ha dato una scossa. Sembra difficile - e probabilmente controproducente - un cambio tecnico a cinque giornate dalla fine della Serie A quindi le residue chance di conferma per Gattuso passano attraverso la qualificazione o meno in Champions League.

Un lavoro sulla testa, più che sulle gambe dei giocatori. Invertire una tendenza che sembra inarrestabile, a volte nel calcio basta poco per innestare la scintilla. Il rientro di Paquetà, per esempio, o una vittoria sul campo del Torino o ancora riprendere le misure del 4-3-3 con i giusti interpreti. Ma ora Gattuso deve lavorare sull'anima, sulla consapevolezza e sulla voglia dei giocatori: ritrovato tutto questo - più facile a scriversi che a farsi -, tutto il resto sarà più semplice.

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