Milan, undici metri di disperazione: niente rigori da quasi un girone

I rossoneri non vanno sul dischetto da Milan-Parma del 2 dicembre scorso ed è ultimo nella classifica dei penalty a favore

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Milan, undici metri di disperazione: niente rigori da quasi un girone - foto 1

Il fallo di Alex Sandro sullo 0-0 a Torino, ma anche, sempre molto di recente, il doppio intervento dubbio a Genova contro la Samp (mani di Praet e intervento su Piatek). Alla voce rigori ricevuti i conti in casa Milan non tornano e non è un caso che Leonardo, molto silenzioso per tutta la stagione, si sia fatto vedere - e sentire - in sala stampa per due partite consecutive. Perché i punti adesso contano davvero e gli errori arbitrali (o presunti tali) pesano come macigni. Ma partiamo da un dato inconfutabile: il Milan non riceve un rigore a favore dal lontano 2 dicembre, in occasione del match casalingo contro il Parma. In questa stagione, e in questa particolare classifica, la squadra di Gattuso occupa l'ultimo posto, con Cagliari, Bologna e, appunto, Parma: soltanto due penalty ricevuti, di cui, ma questo è un altro discorso, uno solo segnato (Kessie gol, errore di Higuain all'andata contro la Juve). Può capitare, può capitare di entrare poco nell'area avversaria e di non subire falli evidenti, ma la lista degli errori arbitrali a sfavore comincia ad allungarsi in maniera preoccupante e potrebbe - se già non l'ha fatto - compromettere la corsa Champions dei rossoneri.

Senza dilungarsi troppo sugli episodi, bastino appunto il fallo di mano netto di Alex Sandro allo Stadium, il calcio da terra sempre di sabato pomeriggio di Mandzukic a Romagnoli, i due episodi già citati di Marassi di martedì scorso e, per restare alle gare da Champions, l'intervento di Kolarov su Suso in Roma-Milan (finale 1-1, ndr). Inutile fare il conto dei punti persi - anche perché un rigore non significa necessariamente gol e nemmeno necessariamente avrebbe cambiato il risultato finale - ma è evidente che qualcosa non vada e che il Milan, a questo punto, non sia più disposto ad accettare, diciamo così, sviste evidenti in silenzio.

Il tutto dentro una corsa Champions che sembrava decisa ed è tornata ad essere infuocata e con Gattuso che tira dritto per la sua strada, evitando ogni polemica perché, dice, "credo nella buona fede degli arbitri, altrimenti non avrebbe senso continuare questo mestiere". Chapeau. E allora è meglio concentrarsi su quanto dice il campo, con 1 punticino raccolto nelle ultime quattro partite (tre sconfitte e il pari interno con l'Udinese) e, soprattutto, una difesa tornata improvvisamente fragile. Era il punto di forza, è diventato un punto interrogativo. Dal Chievo alla gara di Torino, il Milan ha subito otto gol in cinque partite dopo un inizio di 2019 in senso opposto da record (aveva tenuto la porta inviolata in cinque partite su sette). Al netto dei torti subiti, è chiaro che su questo aspetto è necessario mettere la testa, anche se il ritorno davanti alla difesa di Bakayoko dovrebbe risolvere gran parte del problema. Attenzione però anche a un altro aspetto: proprio l'ex Chelsea è, insieme a Castillejo, nella lista dei diffidati. All'alba di una serie di gare delicatissime e da non sbagliare, le ammonizioni - e le conseguenti squalifiche - potrebbero avere il loro peso.

Come deve avere un peso specifico importante Piatek, unica nota decisamente positiva in casa Milan. Il polacco non sbaglia un colpo o quasi ed è arrivato a quota dieci gol in 13 presenze con la casacca rossonera (21 totali in campionato, dove condivide il primato con Quagliarella). Nessun milanista ha segnato come lui in questa stagione. A Torino il polacco non è bastato, basterà per raggiungere un piazzamento Champions?

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