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Le Sdottorate: Pirlo e CR7 flop. Largo... alla B3

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Milano Capitale. Fa impressione – in attesa del posticipo di Cagliari – vedere Milan e Inter appaiate in testa alla classifica a cifra tonda. Con un bel + 6 su Napoli e Roma e addirittura +7 sulla Juventus, aspettando il polemico recupero di Juve-Napoli. Il trionfo nerazzurro nel Derby d’Italia va oltre al 2-0 finale. Si è trattato di una vera lezione di calcio. Segno che la mano di Conte comincia a vedersi (e essere fuori dall’Europa può trasformarsi in un valore aggiunto) e segno che Pirlo probabilmente non era maturo per guidare una squadra plasmata da Conte, esaltata da Allegri e pilotata al nono scudetto da Sarri.

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SIGLE & FORMULE – Doveva essere la partita della Lula o del Moraldo. Invece Lukaku e Lautaro – comunque positivi - non si sono visti in zona gol mentre Morata e Cristiano Ronaldo non si sono visti punto. E l’atteggiamento in campo di Cr7 sta diventando quasi imbarazzante. La formula del successo interista diventa così la B2, anzi, la B3. Perché nel giorno del primo gol in campionato di Arturo Vidal (alleluja, Re Artù) si è assistito alla vera consacrazione di Barella (B1: assist per l’1-0 e gol del raddoppio), alla regia sontuosa di Brozovic (B2) e alla straordinaria prova bifase di Bastoni (B3: eccellente in difesa e decisivo nell’imbeccare la sgroppata di Barella per il 2-0).

ZERO – Juventus non pervenuta. “Non siamo scesi in campo”, le prime parole di uno sconsolato Andrea Pirlo per commentare una sconfitta umiliante sul piano del gioco. Incredibile come la prima e unica palla gol proveniente da una trama offensiva (dopo due velleitari tiri da fuori di Cr7 nel primo tempo e un colpo di testa di McKennie su corner di Bernardeschi al 61esimo) sia arrivata addirittura all’86esimo: il tiro di Chiesa appena dentro l’area respinto con prontezza da Handanovic. E’ la terza volta in stagione che la Signora rimane a digiuno. Era già successo in campionato nello 0-3 rimediato contro la Fiorentina e nello 0-2 contro il Barcellona in Champions.

GOLEADA – Il 6-0 dell’ora di pranzo con cui il Napoli si è sbarazzato della Fiorentina è stato numericamente il risultato più eclatante della domenica. Un bel ricostituente per la squadra di Gattuso, reduce dalle eccessive fatiche di coppa contro l’Empoli e da un paio di prestazioni non brillanti in campionato. In attesa di riavere Mertens al top e di ritrovare Osimhen, Gattuso si gode un attacco che tocca quota 40, il secondo della Serie A dopo l’Inter (45) e a pari merito con l’Atalanta. Ma soprattutto esulta in cuor suo per la tenuta difensiva: era dal 6 dicembre (Crotone-Napoli 0-4) che gli azzurri non chiudevano una partita con la porta inviolata. E se nelle prime 10 di campionato lo zero alla voce “gol presi” si era verificato in ben cinque occasioni, nelle nove successive partite tra campionato e coppe il Napoli aveva sempre incassato almeno una rete.

ONORE – Termina dopo 18 partite (13 punti, 2 sole vittorie, nessuna in casa) l’avventura di Marco Giampaolo e del suo staff alla guida del Torino. Merita l’onore delle armi, l’ex tecnico di Milan, Sampdoria ed Empoli. Persona a modo e ottimo allenatore. Ha ereditato una squadra praticamente uguale a quella del disastroso girone di ritorno dello scorso campionato (zero punti nelle 3 partite con Mazzarri in panchina; 13 nelle 16 gare di Moreno Longo). Causa Covid non ha potuto fare una preparazione pre-campionato come si deve, assolutamente indispensabile per provare a cambiare volto e mentalità alla squadra. Aveva chiesto nel mercato estivo un regista e un trequartista (imprescindibili per il suo credo calcistico) e ha dovuto adattare rispettivamente Rincon e Verdi. Con risultati non propriamente esaltanti. Ha poi provato a cambiare modulo, rinnegando il suo marchio di fabbrica 4-3-1-2 per restaurare lo storico 3-5-2 dell’ultimo decennio granata. I risultati non hanno pagato. Imbarazzante lo 0-0 casalingo contro lo Spezia che gli è costato l’esonero. In altre partite il Toro made in Giampaolo aveva giocato bene senza però un briciolo di fortuna e con la sindrome della rimonta che aveva portato la squadra a perdere addirittura 23 punti da situazioni di vantaggio. Più che onorevoli le sconfitte contro Lazio, Juventus e Inter così come il 3-3 strappato a Reggio Emilia contro il Sassuolo. Il tecnico abruzzese lascia comunque in eredità a Cairo tre gioiellini del vivaio lanciati a tempo più o meno pieno in prima squadra: Singo, Segre e Buongiorno. Insomma, avrà pure le sue colpe Giampaolo nel tracollo granata. Ma ne hanno sicuramente di più il presidente Cairo e il suo gruppo dirigente.

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