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Le Sdottorate: Conte tra rossi e cambi e la bacheca del Gasp

La rubrica che analizza i temi dell'ultima giornata di campionato

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Lotta scudetto all’insegna della vecchia schedina Totocalcio. Il week end tricolore segna 1X2, tre risultati diversi per ciascuna della tre pretendenti al trono. La sconfitta interna del Milan (2) permette comunque ai rossoneri di aggiudicarsi il platonico titolo di campioni d’inverno grazie allo scialbo pareggio senza reti (X) dell’Inter a Udine. Alla frenata delle milanesi impegnate sabato fa riscontro la non entusiasmante vittoria 2-0 della Juventus (1) sul Bologna all’ora di pranzo della domenica. Tre risultati diversi con un unico denominatore comune: il flop dei tre condottieri-cannonieri. Ibrahimovic, Lukaku e Cristiano Ronaldo segnano il passo. Le milanesi frenano, la Juve vince senza brillare.

Getty Images

AMARCORD – Il Napoli di Gattuso era salito al Bentegodi con l’etichetta di miglior difesa del campionato con soli 16 reti incassate in 17 partite. Nonostante una partita messa in discesa dal gol lampo di Lozano ne ha presi tre in un sol colpo dal Verona e rischia così di veder sfumare il sogno qualificazione Champions, il grande obiettivo di stagione. Piccola notazione statistica: era dal 16 settembre 1984 che a Verona il confronto diretto non finiva 3-1. Quel pomeriggio segnò l’esordio in serie A di Diego Maradona e il debutto dello squadrone di Osvaldo Bagnoli che a fine stagione avrebbe vinto con pieno merito uno storico scudetto.

I CAMBI DI CONTE – “Non si deve parlare di nervosismo ma di desiderio di vincere la partita” Conte dixit (sic). Steso un pietoso (e nerazzurro) velo sulla sceneggiata che ha portato all’espulsione di Antonio Conte (la qual cosa non ci sorprende più di tanto) e di Lele Oriali (e qui sì che ci sorprendiamo, conoscendo la pacatezza e l’onestà intellettuale del Campione del Mondo), da qualche tempo ci sorprendono in negativo i cambi dell’allenatore nerazzurro. Cioè: stai pareggiando 0-0 a Udine, fai sostituzioni cercando evidentemente di vincere e non trovi di meglio che cambiare un attaccante (Lautaro Martinez) per un altro attaccante (Alexis Sanchez)? Vero è che la pericolosità offensiva di una squadra non si misura solo dal numero delle punte schierate, ma ci sta anche che cercando di segnare si lascino in campo più giocatori con il gol nel sangue. Nel caso poi dell’argentino – abbonato ormai alle sostituzioni – per carità: a Udine - come del resto il suo collega di reparto Lukaku - non ha certo giocato bene. Ma analizzando che cosa abbiano sortito in passato (limitandoci al campionato in corso) i suoi cambi abbiamo scoperto che a Conte… non conviene proprio togliere il Toro. Lo ha sostituito nove volte: il risultato non è mai cambiato in meglio. Anzi, in due occasioni è cambiato in peggio. Fuori al 74’ (dentro Lukaku) di Atalanta-Inter sullo 0-1, finale 1-1; fuori al 77’ (dentro Perisic) di Roma-Inter sull’1-2, finale 2-2. Insomma, togliere Lautaro non fa guadagnare punti, anzi ne fa perdere (finora 4).  

GASP 10 E LODE – Presuntuosetto, spesso lamentoso nei dopo-partita, a molti antipatico. Ma bravo, tremendamente bravo. Domani Gian Piero Gasperini compie 63 anni. Un’età che per molti è l’anticamera della pensione. Non per lui, che alla pensione giustamente non pensa. C’è ben altro nei suoi orizzonti: dopo le feste per il 3-0 di San Siro al Milan (storico perché mai nel Dopoguerra l’Atalanta aveva vinto in casa dei rossoneri con tre gol di scorta) e i quarti di Coppa Italia contro la Lazio (in programma mercoledì sera), la testa andrà inevitabilmente agli ottavi di Champions League. Due paroline magiche: Real Madrid. Due date scolpite nella memoria dei tifosi nerazzurri: 24 febbraio andata a Bergamo, 16 marzo ritorno a Madrid. Sale insomma la febbre europea, per un’atmosfera che la Dea gestione Gasp conosce già benissimo. Con scalpi prestigiosi come quelli di Valencia, Liverpool e Ajax. E con il rammarico per quei minuti finali della sfida dello scorso agosto contro il Paris Saint Germain che sono costati l’ingresso nelle Fab Four della scorsa edizione. Flash back di quasi 18 anni: 3 marzo 2003, stadio Bresciani di Viareggio. La Juventus Primavera batte 1-0 lo Slavia Praga (gol decisivo al 90esimo del subentrato Chiumiento) e conquista il Torneo di Viareggio dopo 9 anni (la volta precedente, nel 1994, era in campo un certo Del Piero). Questo è l’unico trofeo vinto da Gasperini in carriera, cui si può aggiungere il terzo posto nel campionato di Serie B che nel 2007 valse il ritorno in A del Genoa. D’accordo le grandi imprese (le qualificazioni in Europa League di Genoa e Atalanta prima delle due fasi finali di Champions conquistate e vissute da protagonista), ma il Gasp a questo punto meriterebbe qualcosa di concreto da alzare al cielo…

MISTERO – Souliaho Meitè, classe ’94 (il prossimo 17 marzo compirà 27 anni), è centrocampista di grande fisico e buona tecnica. Ma è tremendamente indolente. Non si spiega altrimenti la sua “retrocessione” a riserva nel Torino così male in arnese di questa stagione. E non si è capito fino in fondo (almeno da parte di chi scrive…) il suo approdo al Milan capolista, che di un centrocampista polivalente aveva in verità un gran bisogno. Dopo il debutto flash di Cagliari, ecco il flop dal primo minuto di San Siro contro l’Atalanta. In quel ruolo – sottopunta, come da orribile neologismo – ritagliato per lui da Pioli per l’occasione. Solo un gran lavoro (tattico alla lavagna e psicologico nella testa) del tecnico parmigiano e magari le celebri cazziate a Milanello di Ibra potranno trasformare il francese di origini ivoriane da eterna promessa a giocatore finalmente affidabile. Senza quelle pause indisponenti che gli sono costate l’ostracismo da parte dei tifosi granata.

SPORTIVITA’ – Francesco Repice, immaginifico radiocronista dallo stile sudamericano di RadioRai, ha tanti pregi ma anche il difetto di esaltare un pelino sopra le righe i protagonisti delle sue cronache sportive. In presa diretta, mercoledì sera durante la finale di Supercoppa, gli abbiamo sentito pronunciare letteralmente queste parole: “Giorgio Chiellini, uno che difficilmente fa scena…” Anche no, caro Francesco. Cfr. sul web, googlando alla voce “sceneggiate Chiellini” o “simulazione Chiellini”…  

INGIUSTIZIA – Questa volta ce la prendiamo con il Giudice Sportivo o se volete con il… Tavolino. I regolamenti è giusto e sacrosanto rispettarli, ma anche la logica ha il suo perché. Ci spieghiamo: Roma-Spezia di Coppa Italia finisce, sul campo, 2-4. Storica impresa dei liguri che martedì 19 gennaio scrivono una pagina epica eliminando i giallorossi e volando ai quarti di finale. L’improvvido sesto cambio di Fonseca trasforma però il 2-4 in un burocratico 0-3 annullando in un sol colpo i gol di Galabinov, di Verde e la doppietta di Saponara. Tre eroi di quella impresa sportiva che così scompaiono dal tabellino e si vedono cancellati dagli almanacchi i frutti di un pomeriggio da consegnare alla piccola leggenda di una società di provincia.

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