Messi è un alieno, il mondo ai suoi piedi

Tre gol per dare un calcio alle critiche e portare l'Argentina ai Mondiali: la magica notte di Leo

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Una notte da sogno, l'ennesima della sua inimitabile carriera, ma senza dubbio una delle poche con la maglia dell'Argentina. Quando un Paese intero era ormai sull'orlo della disperazione, ecco che ai quasi 3.000 metri di Quito, dove puoi toccare il cielo con un dito, Messi ha assunto le vesti del Dio del calcio, per una volta non di colore blaugrana, e con una fantastica tripletta ha permesso all'Argentina di staccare il pass Mondiale ed evitare una figuraccia storica. Un tris che in un colpo solo ha spazzato via critiche e paure e che lo consegna sempre di più alla storia dello sport più amato e seguito del mondo.

Gli aggettivi per definirlo sono finiti da un pezzo e, anche se il paragone con Maradona lo accompagnerà fino alla fine della carriera, da qualche ora è un po' meno ingombrante. Messi, in pratica da solo, si è scrollato di dosso critiche e tensioni e ha regalato all'Argentina il biglietto per la Russia dove darà l'assalto a quel Mondiale unico grande trofeo che manca nel suo incredibile palmares. Un popolo intero lo sta idolatrando, ma i ringraziamenti alla Pulce arrivano da tutto il mondo del calcio, perché non c'è dubbio che un Mondiale senza Messi avrebbe perso la maggior parte del suo fascino. "Con il migliore della storia, senza dubbio" il post dell'interista Icardi a corredo di una foto che li vede abbracciati dopo il successo con l'Ecuador. "Eroe, nient'altro da dire" il cinguettio di Bobo Vieri. E sono solo alcuni dei complimenti piovuti tramite social network.

I gol contro l'Ecuador sono anche una risposta ai tanti critici secondo cui Messi in Nazionale non è quasi mai decisivo. Non c'è dubbio che i suoi numeri con il Barcellona siano migliori, ma bisogna pur sempre ricordare che stiamo parlando del più prolifico marcatore della storia della Seleccìon: 61 centri con la tripletta di Quito in 122 gare, una media spaccata di un gol ogni due partite, numeri da fare invidia alla maggior parte dei giocatori al mondo. La squadra di Sampaoli ha più lacune che pregi, un groviglio di campioni che fanno fatica ad assemblarsi e a trasformarsi in squadra. Un problema storico per l'Argentina, a cui i i grandi giocatori non sono mai mancati, ma tanti grandi solisti non fanno un'orchestra vincente. Nei mesi che mancano al Mondiale, è questo il compito più arduo per Sampaoli: costruire un gruppo saldo e che remi tutto nella stessa direzione. Poi alle magie ci pensa il buon Leo.

Compirà 31 anni il numero 10 del Barcellona proprio durante la fase finale in Russia, in quello che potrebbe essere il suo ultimo Mondiale e, soprattutto, la sua ultima occasione per sfatare la maledizione che aleggia su di lui quando veste la casacca bianco-azzurra del suo Paese. Perché, oro olimpico a parte, sono tante le delusioni patite: il secondo posto in Brasile e i quattro argenti in Coppa America sono ancora ferite ben visibili sulla pelle. Magari solo un cattivo ricordo il prossimo luglio...

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