Riquelme, quando Ancelotti disse no

Il ritratto del campione argentino che ha detto addio al calcio, fra splendori e cadute. E il Parma era a un passo, ma...

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Calcio argentino in lutto (sportivo). L'addio di Juan Roman Riquelme è la bomba di inizio 2015. A 36 anni e 7 mesi lascia uno dei calciatori più popolari, amatissimo alla Boca e dintorni, detestato da molti. Numero 10, piede (destro) fatato, poca voglia di correre ma talento purissimo: grande visione di gioco, delizioso assist-man, goleador più che discreto (165 reti tra squadre di club e Seleccion).Per 18 lunghi anni ha deliziato e al contempo diviso gli argentini. Un eroe per gli “hinchas xeneizes” grazie ai tanti trofei conquistati nel Boca (tra gli altri, tre edizioni della Libertadores, la coppa Intercontinentale del 2000 contro il Real Madrid e cinque titoli argentini, il primo nel '98 con Carlos Bianchi, l'ultimo nel 2011).
Un “pecho frio” (letteralmente “petto freddo”, in italiano un po' scurrile “un senzapalle”) per i tanti suoi detrattori. Tra i quali – dopo averlo amato alla follia da tifoso – si iscrisse Diego Maradona, offeso per l'addio alla Seleccion dato da Riquelme proprio quando, nel 2009, Dieguito era il ct della nazionale albiceleste.In Nazionale, a dire il vero, non ha lasciato granché il segno: un solo Mondiale disputato, nel 2006 in Germania sotto la guida di Josè Pekerman, colui che lo lanciò giovanissimo in quell'Under 20 che vinse il Mondiale di categoria in Malesia nel '97. E ancor meno fortunata la sua parentesi europea: arriva nell'estate 2002 a Barcellona in cambio di 13 milioni di dollari. Ma il suo gioco compassato, pur apprezzato dalla tifoseria blaugrana, non convince appieno i due tecnici catalani dell'epoca, Van Gaal e Antic. E così, quando nell'estate successiva al Barça arriva Ronaldinho e il nuovo allenatore Rijkaard si trova in esubero di extracomunitari, Riquelme cambia casa.
Si trasferisce al Villarreal è lì mostra il meglio del suo repertorio con Manuel Pellegrini sulla panchina del Submarino Amarillo: terzo posto nel 2004-05, semifinale di Champions la stagione successiva. Con però errore decisivo dal dischetto nei minuti finali della sfida di ritorno contro l'Arsenal.Da lì comincia il lento ma inesorabile declino. Torna al Boca, vince l'oro olimpico a Pechino, chiude la carriera nello scorso semestre con l'Argentinos Juniors dell'amico Claudio Borghi (promosso poi in A), per finire laddove aveva cominciato, giovanissimo, pur senza debuttare in prima squadra.
Tanti lo amano e tanti lo detestano. Di sicuro Riquelme non è stato un calciatore banale. E di sicuro molti non sanno che a 19 anni aveva un piede e mezzo in Italia: Federico Pastorello, allora giovanissimo procuratore, strappò al Boca per 200mila dollari un'opzione per collocare il promettente Juan Roman nel mercato europeo al prezzo di una dozzina di milioni di dollari. Era praticamente fatta con il Parma ma Ancelotti, allora tecnico del Parma, si oppose all'operazione. Riquelme rimase al Boca con Bianchi. Vinse tutto, in Argentina, in Sudamerica e nel mondo per poi volare qualche anno dopo al Barcellona. Sempre, però, con il Boca nel cuore.

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