Mourinho prepara il ritorno: "La prossima avventura non sarà in Premier"

Il portoghese: "I trofei sono la mia garanzia di successo, qualcuno se lo dimentica..."

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Terminata a dicembre l'esperienza con il Manchester United, Mourinho al momento è fermo in attesa dell'occasione giusta che, certamente, non riguarderà la Premier: "Sono tornato a Londra dopo l'esperienza al Real Madrid, per me è una base di partenza perché la prossima tappa non sarà la Premier League - dice nel corso di un'intervista a Dazn -. I trofei sono la mia garanzia di successo, anche contro quelli che cercano di dimenticare tutto questo. Però è impossibile. L'ultimo è stato l'Europa League, un anno e mezzo fa. Qualcuno pensa sia stato venti anni fa invece è stato un anno e mezzo fa".

Il portoghese, che è stato accostato anche all'Inter per la prossima stagione, è pronto per ripartire: "Non è tempo perso quando si lavora 18 anni senza fermarsi. Non c'è tempo per pensare a dubbi e domande, per pensare a quando hai sbagliato e perché, per non sbagliare di nuovo. Questi mesi dove non sto lavorando sono molto utili".

SULL'ESPERIENZA ALL'INTER
"Ho trovato una famiglia incredibile, che mi ha fatto essere felice ogni giorno ad Appiano Gentile. In questa connessione coi tifosi ci sono dei risultati, perché quando si vince siamo tutti in luna di miele; abbiamo vinto e creato questa empatia che rimane. Io vado in giro per Londra e arriva un interista che mi bacia e abbraccia, questa cosa rimane. L'Italia è stato un habitat naturale per me; in Inghilterra devo essere diverso in tante situazioni da come sono io naturalmente, in Italia invece il modo di vivere il calcio, 24 ore al giorno, è molto latino. Se esiste una traduzione inglese di 'Io non sono pirla'? Esisterà, però pirla... E' nata perché io studiavo tanto con un professore fantastico. Lui un giorno mi ha detto che avrei dovuto imparare qualche parola che a Milano potrà darti più connessione con la gente".

SULL'ADDIO DI IBRAHIMOVIC
"Lui è fantastico, ma ha un'autostima incredibile. Ha detto che voleva andare via per vincere la Champions, e io in quel momento gli dissi spontaneamente: 'Magari vinciamo noi'. La squadra ha trasformato la paura di perdere un grande come Zlatan in un obiettivo: potercela fare senza di lui".

SULL'ACQUISTO DI SNEIJDER

"Non era facile, il Real un giorno voleva vendere e uno no. Io e Oriali però abbiamo sempre deciso che doveva arrivare lui e abbiamo rischiato fino all'ultimo. Abbiamo messo pressione al presidente, che era un tifoso, e all'ultimo momento è arrivato. E due giorni dopo giocava il derby".

SU MAICON
"Prima di una partita a Siena, mi hanno ricordato che era solito prendere il quinto giallo prima della pausa natalizia, per andare in Brasile. A Siena giocavamo prima della sosta e lui aveva quattro gialli. Capii che stava aspettando il quinto e gli dissi: 'Se ti fai ammonire, non vai in vacanza'. Lui rispose: 'E se segno?'. Gli risposi di farne due e lui li fece. Poi viene ammonito per essersi tolto la maglia, e alla fine fece una settimana di vacanza in più".

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