Mihajlovic: "Obbligo sesto posto"

"Abbiamo il dovere di arrivare almeno sesti e provare a vincere la Coppa Italia"

  • A
  • A
  • A

Dopo il ko di Bergamo, il Milan rischia anche il secondo posto e nell'anticipo arriva a San Siro la Juventus: "Abbiamo il dovere di arrivare almeno sesti e provare a vincere la Coppa Italia - ha ribadito Mihajlovic, sempre in bilico -. E' normale che io sia in discussione e se faremo male nelle prossime partite è giusto che mi mandino via, ma darò sempre tutto". In campo potrebbe esserci Locatelli: "Gioca se non recupero Montolivo".

"Incontriamo la Juventus nel nostro periodo più difficile - ha esordito Mihajlovic in conferenza stampa -, ma è una partita che vale per il campionato, per il prestigio, il morale e per ripagare un minimo i nostri tifosi per vivere il finale di stagione in maniera diversa. Rispetto molto la Juve per rabbia e voglia di vincere che mettono sempre in campo, sono da esempio per tutti. Sarà una partita difficile dove dovremo fare il nostro ricominciando a giocare come in quei mesi dove le cose andavano bene. Il ritiro ci è servito per confrontarci e per correggere gli errori. Spero che la squadra non sbagli atteggiamento".

Il Milan durante la stagione non ha mostrato quel carattere che il serbo avrebbe voluto imporre: "Non è divertente dal mio punto di vista perché non abbiamo trovato continuità. Questo anno al Milan l'ho vissuto come cinque da altre parti perché per trovare la soluzione giusta penso che le abbiamo provate tutte. Ad un certo punto pensavamo di aver svoltato e improvvisamente ci siamo persi. Dobbiamo arrivare almeno sesti e vincere la Coppa Italia"

Anche dal finale di stagione dipenderà il futuro di Mihajlovic sulla panchina rossonera: "Come tutti gli allenatori del mondo sono giudicato dai risultati. Se facciamo schifo nelle prossime partite è giusto che mi mandino via, anche prima della finale. Fino a che sarò qui darò il massimo, ho la coscienza pulita e cerco di trasmettere tutto". Il crollo è arrivato dopo l'infortunio di Niang: "Per quello che faceva in campo abbiamo perso un po', è una cosa che gli altri attaccanti non fanno. Questo momento non credo dipenda solo dalla sua assenza, i moduli e i giocatori vengono in secondo piano se manca l'atteggiamento".

A chi gli chiede se si sente un capro espiatorio, il serbo risponde deciso: "Quando le cose vanno male è giusto che si parli dell'allenatore e si prenda le responsabilità. L'ho sempre fatto. Non mi sento capro espiatorio, se non c'è lo spirito giusto sono io il primo colpevole. Se non riesco a farlo ho fallito". Contro la Juventus potrebbe partire Balotelli dall'inizio: "Sarebbe una grande occasione per lui come per tutti gli altri. Mario sa che deve sfruttare queste partite che mancano".

Un altro volto nuovo, invece, potrebbe essere Locatelli: "Se non gioca Montolivo, giocherà lui - ha confermato Mihajlovic -. Non ho mai avuto problemi a rischiare i giovani, se vedo un giocatore che mi dà garanzie e prospettiva mi piace metterlo in campo. Ci può stare Locatelli, magari non è pronto ma al massimo è di grande prospettiva".

Sulle società: "La Juve è un esempio per tutti anche perché hanno lo stadio di proprietà che li aiuta molto. Sarebbe bello che tutti in Italia potessimo averlo, ma c'è un problema di burocrazia".

Prima della conferenza, ecco le dichiarazioni rilasciate a Milan Channel. "Fanno piacere le parole di Gallian ma ogni allenatore è legato ai risultati, vediamo come vanno queste partite e la Coppa Italia. Se andrà male, il cambio allenatore sarà naturale". Sulla Juve: "Enorme rispetto per loro, sono un esempio. Un match che può far tremare i polsi o gonfiare l petto". Sul ritiro: "Quando c'è un problema, bisogna dirsi le cose in faccia. Non è stato punitivo". Su Balotelli: "Il suo problema è di testa, come quello del Milan". Forse c'è stato un errore di approccio alla squadra? "E' passato un anno ma mi sembrano 5 da come abbiamo provato soluzioni per risolvere le difficoltà. Ci sono certe cose che non si riescono a correggere neanche con la buona volontà". Sulle difficoltà dopo le soste: "Se i giocatori vanno in nazionale vuol dire che sono ofrti, certo è difficile dopo il rientro, soprattutto per chi viaggia lontano. Ma non è un alibi, siamo il Milan".