Malagò: "La Lega di A vuole un presidente? Potevate aspettare il mio rientro"

Il commissario della Lega, in Corea per i Giochi, replica così alla "fretta" di alcuni club che non vogliono... il commissario

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Ovvio, non ha gradito. Dal Casa-Italia a PeyongChang, in Coreal del Sud, Giovanni Malagò spiega -alla sua maniera- il disappunto per quel che sta accadendo in Lega a Milano, la Lega di Serie A, e la richiesta (accettata) di convocare un'assemblea elettiva per il 14 febbraio: nel tentativo (complicatissimo) di eleggere un presidente e dunque di dare il benservito al commissario straordinario Malagò.

Come definirlo? "Direi che è una questione di stile", le parole di Malagò. La prende alla larga, ben sapendo quel che sta accadendo con otto club di Serie A, guidati da Lotito, De Laurentiis e Cairo, che da sempre vorrebbero che la Lega si governasse da sé, senza il bisogno di un commissario, soprattutto se in tale veste c'è il numero uno del Coni. (Per otto mesi c'è stato Tavecchio ed è andata bene così).
"Ne prendo atto, poi ognuno giudica sotto ogni punto di vista sia della sostanza che dello stile. Non aggiunto altro, non voglio far polemica, adesso voglio concentrarmi sulle Olimpiadi. Poi vediamo il 14 cosa succederà".

"Ci sono delle società, per l'esattezza otto, che hanno fatto una richiesta di una convocazione di un'assemblea fissando una data - ha proseguito il numero uno dello sport italiano - Siccome questo gli spetta per statuto, io mi sono confrontato con Nicoletti e Corradi nella giornata di ieri, c'era l'obbligatorietà e il dovere da statuto di rispettare questa richiesta. Si poteva anche benissimo chiedere di posticiparla di qualche giorno, il tempo del mio rientro per altro preventivato, io ho chiesto di non farlo perché non voglio che uno possa pensare o dire che da parte mia ci siano elementi ostativi".

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