Gullit a Tiki Taka: "Sacchi era sempre agitato, ci martellava"

L'olandese in esclusiva: "Capello aveva sempre il muso, all'epoca litigai con lui"

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Ruud Gullit, ospite di Tiki Taka, si racconta a 360 gradi tra passato e presente. Si comincia, ovviamente dai suoi anni al Milan: "Che allenatore era Sacchi? Era molto bravo nel preparare la partita, ha costruito una squadra vincente e ha rinnovato il calcio italiano - spiega l'olandese -. E' una bravissima persona con un buon cuore anche se era sempre agitato e ci martellava tantissimo. Il rapporto con Ancelotti? Carlo mi piace anche come persona. E' un allenatore che ha un buon rapporto con tutti i giocatori, sono orgoglioso dei suoi successi da tecnico. Capello? Aveva sempre il muso, ma anche lui aveva il suo buon rapporto con i giocatori. Io ci ho litigato all'epoca ma è stato un bravissimo allenatore. E' stato importantissimo nella storia del Milan, ha migliorato i successi del Milan di Sacchi. Io vicino alla Juve? Il Psv voleva vendermi ai bianconeri ma volevo fare la mia scelta e non volevo che scegliesse il Psv per me".

HIGUAIN, MILIK E IL NAPOLI
"Gonzalo è molto forte come altri centravanti che giocano in Europa, come Aguero. Credo sia stata giusta la scelta di andare alla Juventus. Milik? In Olanda ha fatto abbastanza bene, ma al Napoli ha fatto benissimo appena arrivato. Gli azzurri fanno bene a non voler firmare per il secondo posto, bisogna sempre giocare per vincere. Il Napoli se aumenta la fiducia nel gruppo può raggiungere grandi obiettivi".

IL SUO MITO, JOHAN CRUIJFF

"Era un fenomeno e un leader in campo. Quando lui giocava tutti gli altri giocavano meglio perché ti guidava. Ho giocato con lui quando aveva 38 anni al Feyenoord. Io durante gli allenamenti cercavo di rubargli la palla ma non ci sono mai risuscito. Non ha mai avuto un infortunio e ha giocato in Spagna dove lo picchiavano tantissimo. Ha messo l'Olanda sulla mappa del mondo e anche grazie a lui che le squadre si sono interessate ai giocatori olandesi".

CALCIO E RAZZISMO
"C'è sempre stato nel calcio. La gente lo fa anche perché ha paura e ti vuole provocare. Poi però se li lasci sfogare e giochi bene ti lascia stare. Molti vanno allo stadio per sfogarsi, non è bello ma io non lo vedo sempre come razzismo. Provocano tutti, non solo i neri. Quando giocavo al Milan ero l'unico nero in una squadra di bianchi e per forza che ero sotto i riflettori. Ma questa cosa mi ha motivato ancora di più, io dovevo fare sempre meglio e dare sempre più del 100%".

IL SUO LIBRO: "NON GUARDARE LA PALLA"
"La cosa che ho voluto dire è che tutti hanno ragione nel calcio. Ma io volevo far vedere come io vedo il calcio, in televisione si vede sempre la palla ma i pericoli arrivano dai giocatori senza palla. Non è un libro da professore ma è una spiegazione delle situazioni che ho vissuto in carriera. Cosa avrei voluto fare se non avessi giocato a calcio? E' difficile da dire perché da giovane avevo già preso la decisione di diventare calciatore quindi non saprei rispondere. In quale squadre mi vedrei bene nel calcio moderno? Real Madrid non sarebbe male".

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