Da Diego-Le Roi a Dybala-Pipita nel segno di Allegri-Sarri

La Grande Sfida di sabato sera alla Stadium vista, fra passato e presente, da Bruno Longhi

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Si cancella tutto, con un colpo di spugna. Conta solo il big match, il summit, il rendez-vous, la grande sfida di sabato prossimo allo Stadium. Novanta minuti, niente al confronto di ciò che viene detto e scritto nei giorni che ne precedono la messa in onda. Chi più ne ha, più ne metta. Juventus-Napoli, la seconda contro la prima, in una giornata in cui il “mago” del calendario ci mette pure la terza contro la quarta, leggasi Fiorentina-Inter.

Ma rimaniamo allo Stadium, perché l'evento si celebra lì. Diffidate dalle imitazioni.Tutti a pronosticare, a commentare, a vaticinare: il futuro è adesso, tra pochi giorni. Ma anche bel ricordo del passato quando il Napoli di Maradona insidiava la Juventus di Platini. E nell'86-'87 sarebbe stato trionfo per il Pibe de Oro, nella stagione in cui le “Roi” si apprestava ad appendere le scarpette al chiodo.
Oggi come ieri, con gli azzurri decisi a spezzare la striscia continua -quattro scudetti consecutivi- dei bianconeri. Vanno all'assalto del fortino torinese, forti del miglior attacco, ben 53 gol, diretti da quel signore in tuta, arrivato dalla provincia tra lo scetticismo generale, e lanciatissimo a ripercorrere le orme di Arrigo Sacchi. E trascinati dal “Pipita” Higuain, colui che alla media di un centro a partita sta strapazzando ogni portiere e rischia seriamente di far crollare i record dei vari Nordhal e Angelillo.
E a proposito di record, il Napoli si presenta a Torino con un bagaglio di 8 vittorie di fila, come nemmeno ai tempi del grande Diego.

E che dire di Allegri: meglio addirittura di Conte, con i suoi 14 successi consecutivi. E  con quel Buffon che da 5 partite non si china a raccogliere palloni in fondo alla sua rete, con la miglior difesa del campionato -solo 15 gol- che di solito dalle nostre parti significa garanzia di scudetto.
Novanta minuti indicativi. Decisivi -forse- solo se dovesse vincere il Napoli che spedirebbe la Signora a meno 5. Ma anche in questo caso il discorso non sarebbe definitivamente chiuso. Basta ricordare ciò che accadde alla Juve di Ancelotti che nel 2000 si fece rosicchiare ben 9 punti dalla Lazio.
Ma dal punto di vista psicologico, l'esito della super-sfida peserebbe parecchio sul prosieguo del campionato. Vincere significherebbe dimostrare sul campo la propria superiorità. La sconfitta viceversa incrinerebbe le certezze costruite sulle continue vittorie di quest'ultimo periodo. Il pari sarebbe un'occasione persa per la Juve, un'iniezione di fiducia in più per il Napoli.
Difficile azzardare un pronostico, perché spesso le partite sono figlie di episodi non messi in preventivo. Di certo il Napoli non rinnegherà la propria vocazione al gioco corale, d'attacco. Ai suoi concetti di calcio. Così come la Juventus sarà la solita Juventus: aggressiva, asfissiante e letale allorché il pallone arriverà tra i piedi di Dybala, il suo inno alla gioia.

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