Juve, dieci fuoriclasse aspettano Cristiano Ronaldo

Il magico trio di Boniperti-Charles-Sívori, poi Platini, Scirea, Baggio, Zidane e i fedelissimi Nedved, Del Piero e Buffon

  • A
  • A
  • A

Cristiano Ronaldo è un giocatore Juventus. La società ha lavorato incessantemente per assicurarsi il portoghese e Torino ora lo aspetta. Cuadrado è pronto a lasciargli la maglia numero 7 e Allegri gli ha già parlato al telefono. Potenzialità e capacità, quelle del 5 volte Pallone d'Oro, da sfruttare al massimo per esaltare i tifosi ed entrare nella storia del club torinese al fianco di grandi campioni: dai protagonisti del Trio Magico a Platini, Scirea, Baggio e Zidane, seguendo nella lista gli ultimi Nedved, Del Piero e Buffon. Tecnica, leadership, gol, trofei: Cristiano Ronaldo è tutto questo e anche di più, ma il confronto con i fuoriclasse del passato sarà impegnativo anche per lui.

CR7 ama le sfide e, nonostante i tantissimi trofei personali e di squadra conquistati (5 Champions League e un Europeo con il Portogallo i successi più prestigiosi) vuole superare se stesso. In bianconero. L'esempio e l'ispirazione la potrebbe certamente acquisire dai fuoriclasse che hanno vestito la maglia della Juventus prima di lui, a partire da quel Trio Magico, composto da Boniperti-Charles-Sívori, che con i suoi gol portò alla Juve tre scudetti e due coppe nazionali in quattro stagioni. Tutto iniziò nell'estate del 1957, quando il presidente Umberto Agnelli portò a Torino Sívori e Charles e li affiancò a Giampiero Boniperti. Quest'ultimo, soprannominato Il Capitano, era bianconero dal '46 ed è rimasto fedele per tutta la sua carriera calcistica (conclusa nel 1961 a 33 anni), stabilendo i record di gol in Serie A con la Juve (178) e di numero di presenze in Serie A (445), entrambi superati poi da Del Piero.

L'anno dopo il suo esordio (avvenuto il 2 marzo 1947), Boniperti divenne capocannoniere, e neanche 24enne raggiunse quota 100 gol. La buonissima visione di gioco e la bravura tecnica lo sistemarono in posizione avanzata vista la velocità e la potenza nel tiro, ma con l'arrivo dei due compagni di reparto, arretrò leggermente per svolgere un ruolo da trequartista a sostegno della coppia d'attacco. Enrique Omar Sívori, l'italo-argentino pagato circa 190 milioni di lire, fu soprannominato El Cabezón per la folta chioma. Un fantasista astuto e geniale, irriverente nei confronti degli avversari ai quali rifilava finte e tunnel prima di superarli e gonfiare la rete: 257 partite e 171 gol e nel 1961 fu il primo italiano e juventino a vincere il Pallone d'Oro. Ciò che si ricorda maggiormente, però, è la sua cattiveria che gli costò 33 giornate di squalifica nei dodici anni in Italia. John Charles, Il Gigante Buono, odiava questo lato del compagno tanto che un giorno gli diede uno schiaffone in campo per fermarlo dall'aggressione a un avversario. Questo gesto nessuno se lo sarebbe mai aspettato visto che Charles è sempre stato opposto a Sívori per fisico (molto alto ed elegante) e carattere (mai espulso né ammonito, chiedeva scusa per i falli commessi e si rialzava dopo quelli subiti) ma anche per il gioco semplice. Corretto e generoso, il gallese per diversi decenni è stato considerato il miglior giocatore straniero della Juve.

Atteggiamento sposato e condiviso anche da Michel Platini. Il fuoriclasse francese arrivò alla Juve nel 1982 per 250 milioni di lire, e a un esordio non troppo convincente seguì un miglioramento nelle prestazioni che gli fece vincere il titolo di capocannoniere del campionato con 16 gol, poi aggiudicato nuovamente nelle due stagioni successive. Nello stesso triennio sulla bacheca mise anche il Pallone d'Oro (1983, 1984, 1986), coppe e scudetti. Si ritirò alla fine della stagione 1986-87 per motivi fisici dopo 224 presenze e 104 reti.

Con lui condivise lo spogliatoio bianconero Gateano Scirea, che in quattordici stagioni (1974-88) giocò 552 partite, detenendo il record di presenze nel club. Tempestivo, elegante e moderno, Scirea fece parte di una delle migliori linee difensive e vinse sette scudetti e tutte le competizioni Uefa per club. L'anno successivo al ritiro dal calcio giocato (avvenuto al termine della stagione 1987-88) si sedette in panchina come vice allenatore di Zoff ma morì in un incidente d'auto durante un viaggio di lavoro.

Negli anni Novanta la penna della storia passò in mano a Roberto Baggio e Zinédine Zidane. Divin Codino venne acquistato nel 1990 e venne subito schierato in vari ruoli: trequartista o attaccante esterno, preferiva fare la mezza punta e lo dimostrò nella stagione 1993-94 in cui si espresse al meglio. Rapido, con buona visione di gioco e assist man, i gol non mancarono mai e toccarono quasi sempre quote poco sotto i trenta, ma l'ultima stagione (1994-95) fu contraddistinta da infortuni che lo tennero spesso lontano dal campo e anche quando tornò a disposizione, gli si preferì il giovane Del Piero. La sua specialità erano i calci piazzati: in Serie A è secondo dopo Totti nei rigori (68 realizzati su 83 battuti) e quarto nelle punizioni (21 segnate). Il carattere forte provocò contrasti con allenatori e dirigenza tanto da non trovare l'accordo con la società e lasciare i colori bianconeri nel 1995.

Zinedine Zidane, invece, arrivò l'anno successivo (1996) e subito vinse scudetto, Intercontinentale e Supercoppa Europea, perdendo in finale la Champions League. Nel 1998, dopo il secondo scudetto di fila e la Supercoppa Italiana, gli venne assegnato il Pallone d'Oro, ma in seguito un grave infortunio lo tenne ai box per diversi mesi. Nell'ultima annata bianconera (2000-01) trovò una grande complicità con Trezeguet, segnò sei gol in 33 partite, poi salutò per andare al Real Madrid. A cavallo del secolo c'è Alessandro Del Piero. Dopo il contratto firmato nel 1993, il primo anno Pinturicchio si divise tra giovanili e prima squadra, ma un suo gol (il 3 a 2 contro la Fiorentina) è stato scelto come il più bello della storia juventina. L'attaccante, con il numero dieci sulle spalle, bravissimo a tirare con entrambi i piedi ha "inventato" il tiro a giro che parte dal vertice sinistro dell'area ed è indirizzato verso l'incrocio più lontano. La sua assenza si sentì nei nove mesi di stop a causa di un infortunio al ginocchio subito a novembre del 1998 ma il suo contratto venne rinnovato e diventò il calciatore più pagato al mondo (10 milioni di lire all'anno). Al rientro, l'andamento rimase altalenante sino al 2001-02 quando disputò un'ottima stagione, vinse il quarto scudetto e superò i 100 gol con la Juve. Alex non lasciò la squadra neanche in Serie B e la guidò da capitano nel ritorno nella massima serie con i suoi gol che nel 2012 toccarono quota 290 in più di 700 presenze.

Lo sanno bene Pavel Nedved e Gianluigi Buffon, che arrivarono insieme nel 2001. Il centrocampista ceco in otto anni (2001-2009) contribuì con buonissime prestazioni, dettate dal suo punto di forza che risiedeva nella corsa e nella resistenza tanto da renderlo capace del recupero di palloni e veloci ripartenze. Scudetti e diversi premi in Europa gli permisero di vincere il Pallone d'Oro nel 2003. Con 327 apparizioni è lo straniero con più presenze nella storia juventina ed è settimo nella classifica dei goleador stranieri (65 reti). Dopo il ritiro annunciato il 31 maggio del 2009, Nedved rimase nella dirigenza juventina e dal 2015 è vice presidente del CdA. Gigi, invece, l'ultimo saluto ai tifosi bianconeri l'ha dato neanche due mesi fa dopo diciotto anni d'amore, nove scudetti, il record d'imbattibilità in Serie A (974 minuti) stabilito nel 2016, il record di apparizioni sempre nella massima serie (600 volte) e in carriera (più di 1000). Senso della posizione, doti tecniche fisiche e atletiche, che lo hanno reso uno dei più forti al mondo sia nelle parate in tuffo che nelle uscite alte. Era stato acquistato nel 2001 dal Parma e con la Juve ha vinto tantissimo, diventando uno dei cinque eptacampioni d'Italia di questo ciclo juventino.

Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti