Schwazer, ci perdono tutti. E ora? Tintinnio di manette: due Procure al lavoro

Lente d'ingrandimento sulla coincidenza tra la decisione del prelievo e la deposizione contro medico IAAF

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Chi ci perde con la sentenza Schwazer? Durante il dibattimento i suoi autorevoli periti dimostrano che i 2 metaboliti sintetici trovati nelle urine del marciatore a Capodanno sono incompatibili con una attività dopante sia per i tempi (5 mesi prima di una gara) sia perché per parlare di microdosi si sarebbero dovuti trovare riscontri negli altri 49 controlli antidoping pubblici e privati fatti dall'atleta.

Questa perizia non viene mai contestata in dibattimento dal consulente scientifico della IAAF, il prof. Schumacher. Eppur questo contributo scientifico decisivo viene ignorato avallando la sensazione di una sentenza già scritta. Chi ci perde? Ci perde la credibilità del TAS, la cui autonomia (già solo formale) va a farsi benedire quando dopo aver fissato a Losanna l'Udienza se la fa unilateralmente cambiare di data, di sede e di continente dalla IAAF rinunciando alla sua autorità di Tribunale.

Ci perde lo sport perché si ha la sensazione che qualsiasi atleta sia in balia, senza difesa, di un sistema arbitrario che decide quando vuole di incastrarti: tra il momento del prelievo delle urine e la sospensione per doping, per Schwazer passano 190 giorni, ce ne vogliono solo 37 invece per la marciatrice cinese Liu Hang, tra l'altro regolarmente in gara a Rio.

E dal direttore del laboratorio antidoping di Colonia in Udienza abbiamo la rivelazione che la IAAF gli ha impedito di anticipare le controanalisi di Schwazer e si viene pure a sapere che il controllo di Capodanno viene deciso dalla IAAF il giorno in cui Schwazer depone al tribunale di Bolzano contro un medico della stessa IAAF. Ora la parola passa alla Giustizia ordinaria, in sede civile e penale, due Procure sono al lavoro, ne vedremo delle belle, magari anche qualche manetta, ma umanamente e sportivamente non ci sarà risarcimento per Schwazer

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