2010: il Tiki Taka conquista il mondo, l'Italia mondiale è una vergogna

Il Mondiale in Sudafrica, la conquista di Nelson Mandela. La Spagna (Barcellona e Real) domina in Europa e nel Mondo. L'Italia si riaffida a Lippi, ma è un clamoroso flop: "E' stato il mio più grande errore", dirà poi il ct. Olanda, la maledizione finale: e tre!

  • A
  • A
  • A

Mondiale 2010. "La mia battaglia è la vita". Nelson Mandela celebra così il Mondiale che la Fifa assegna al Sudafrica. Dopo l'Asia nel 2002, la rotazione dei continenti voluta da Joseph Blatter esplora così le terre africane e tutto sarà come deve essere, nonostante i dubbi e i patemi che si rincorrono. E' una prima volta, così come per la prima volta il Pallone nel mondo vedrà, da vicino, gli effetti del tiki-taka, marchio Barcellona di Pep Guardiola: un'ubriacatura tecnico-tattica e di possesso-palla inflitta agli avversari. La Spagna domina l'Europa (due titoli 2008 e 2012) e il mondo (2010). E noi, campioni in carica? Un disastro, il peggior mondiale giocato nonostante il ritorno di Marcello Lippi alla guida degli azzurri: nel girone, due pareggi, una sconfitta, mai accaduto di restare così in basso. Torniamo a casa inseguiti dalla Vergogna. E si parla già del tormentone-Balotelli, che dopo otto anni resiste, eccome. Fra le cose da ricordare, la maledizione Orange. L'Olanda di Robben e Sneijder sopporta l'amarezza dell'Olanda di Cruyff '74 e di Rensenbrink '78: terza finale, terza sconfitta. E di don Andres Iniesta la sentenza della Spagna campione del mondo.

LA FIFA RENDE ONORE A NELSON MANDELA: MONDIALE AL SUDAFRICA
Tocca all'Africa, a ogni costo. La Fifa (presidente Blatter) ha scelto il criterio della rotazione dei continenti: nel 2002 è toccato all'Asia, nel 2006 toccherebbe all'Africa (promessa al Sudafrica), ma i giochi di potere spostano la rassegna in Germania. Nelson Mandela è un tenace combattente della vita, è il suo slogan: premio Nobel per la Pace, lotta all'apartheid, al razzismo, per i diritti umani e civili, è il presidente sudafricano e l'uomo-simbolo di un Paese, di un continente, del mondo. L'Africa a ogni costo è dunque la scelta per il Sudafrica, quasi a ogni costo. Tant'è che il giorno del sì -e siamo nel 2004- Blatter dice: "Giustizia è fatta": Nel 2010 i Mondiali saranno di casa a casa-Mandela. Non mancano apprensioni, ma tutto sarà superato dai fatti. Il mega-mondiale può cominciare. Al via 204 Paesi. Le 32 Nazionali della fase finale presentano una novità: la Slovacchia (fatale per l'Italia). Ci sono anche le due Coree, quella del Nord torna dopo il 1966 quando aveva fatto fuori l'Italia di Fabbri.

LA SPAGNA PADRONA DEL MONDO: E' IL TRIONFO DEL TIKI TAKA
La Spagna campione del Mondo è un evento... atteso. Il calcio spagnolo s'è impossessato dell'Europa, il Barcellona di Pep Guardiola ne è l'emblema sotto il segno del tiki taka: stravince la Liga, ha conquistato due Champions (2006 e 2009), si gode il talento sublime dell'argentino Messi, ma è ricco di fenomeni spagnoli assoluti: Iniesta e Xavi, Piqué, Puyol e Pedro e pratica quel gioco di pieno possesso del campo, del pallone, delle idee. Il tiki taka è il calcio totale riveduto e corretto: meno impeto, meno vigore in cambio di uno strepitoso dominio tecnico-tattico. E poi c'è casa-Real che si prepara al grande ciclo (tuttora in corso): Casillas, Sergio Ramos, Xabi Alonso, e Ronaldo che è portoghese. Li guida Vicente Del Bosque: non è Guardiola, ma è un grandissimo tecnico, vincente, che ben sa adattare il suo calcio a quello blaugrana. Nel vien fuori una squadra quasi invincibile. E che comunque vince tutto. 

DECIDE DON ANDRES INIESTA, L'ARTISTA DEL PALLONE
La corsa mondiale della Spagna è sicura. Vince tutte e 10 le gare del girone di qualificazione. E in Sudafrica l'intoppo all'avvio (0-1 con la Svizzera) è come un incidente di percorso quando ti senti troppo forte. Poi sono sempre vittorie: batte Honduras e Cile nella prima fase, il Portogallo agli ottavi, il Paraguay ai quarti e la Germania in semifinale. Negli scontri diretti, sempre 1-0. Non è il minimo sforzo per il massimo risultato, ma la saggia misura delle energie: le Furie Rosse sono tutte reduci da stagioni tirate fino all'ultimo respiro, Euro-Coppe comprese. La finale è contro l'Olanda, un'Olanda ricca di talenti: Robben, Sneijder, Van Persie e una qualità collettiva di alto livello. L'atto conclusivo, poi, diventa una battaglia più che un confronto di arti calcistiche. Cinque ammoniti nella prima mezz'ora, gioco spesso fermato, supplementari con un espulso (l'olandese Heitinga) e al 116' il gol di Iniesta. E' la prima volta della Spagna campione del Mondo. E il sigillo è del giocatore più forte che il calcio spagnolo abbia espresso dopo il Duemila.


OLANDA, LA TERZA FINALE E IL TERZO KO. LA MALEDIZIONE CONTINUA
E' solo una statistica, ma anche un maledetto imbroglio del destino alle smanie olandesi di conquistare il tetto del mondo. Non ci era riuscito Johann Cruyff nel '74, con la meravigliosa Olanda del calcio totale, la più forte di sempre, sconfitta dalla Germania organizzatrice dei Mondiali, ma non per questo aiutata nell'atto finale. Secondo posto anche nel '78, nella battaglia di colpi proibiti con l'Argentina di Kempes e Passarella, allora gli Orange pagarono dazio al fattore-campo con tanto di rinuncia a presentarsi alla cerimonia di premiazione, per protesta riguardo alla direzione di gara. La terza finale smarrita, sulle tre giocate, qui in Sudafrica dove l'arte del tiki-taka spagnolo si è presa una pausa assecondando la veemenza olandese. Quell'Olanda sconfitta a bastonata da Cruyff: "Una finale giocata in modo assurdo dalla Nazionale olandese, giocando l'anticalcio, cui la Spagna si è dovuta ... adeguare. E' chiaro poi che uno dei migliori talenti spagnoli l'avrebbe risolta. Una lezione per noi".

L'ITALIA NON SI FIDA DI DONADONI: COSI' TORNA MARCELLO LIPPI
L'Italia campione del Mondo 2006 perde, subito, il suo ct: Marcello Lippi lascia l'incarico, la sorpresa è minima, l'aveva già fatto sapere a prescindere da come sarebbe finita: si vuol concedere una pausa. E la Federcalcio sceglie Roberto Donadoni, un po' credendoci e un po' no, siglando un singolare contratto: due anni fino all'Europeo 2008 con clausola di rinnovo se avesse raggiunto le semifinale dell'Europeo, altrimenti saluti e addio. Quell'Europeo per l'Italia non è affatto male: si perde per strada ai quarti solo e soltanto a causa del confronto che peggio non potrebbe essere, la Spagna dell'era vinci-tutto, perdendo fra l'altro solo ai calci di rigore. Fatale impatto per il ct, ed ecco che si celebra il ritorno di Marcello Lippi. Un po' a sorpresa e col commento posto-Mondiale del tecnico: "E' stato l'errore più grande che ho fatto, accettando quel bis azzurro. Ero troppo legato a quel gruppo".

NO A BALOTELLI E CASSANO: SUPERMARIO E' ANCORA IL CENTRO DELLE POLEMICHE
La ricerca della squadra giusta per il Mondiale passa attraverso la fase di qualificazione che è una mezza... passeggiata: 7 vittorie, 3 pareggi, gli avversari sono Montenegro, Georgia, Irlanda, Bulgaria, Cipro. Si va diritti verso il Sudafrica cercando le alternative dei magnifici azzurri Mondiali. Lippi s'imbatte nel tema fisso di quei tempi, Cassano sì-Cassano no, decidendo per il no e prendendosi le relative accuse. Mentre spunta il tormentone che ancora ci insegue, ovvero Mario Balotelli che si è appena fregiato del Triplete con l'Inter, ha 20 anni, è un talento difficile da gestire e Lippi non vuole problemi: no anche a lui. Così la Nazionale che ha perso Totti, Del Piero, Toni e Inzaghi in zona-gol, si tiene stretta una decina di azzurri mondiali (Buffon, Cannavaro, Zambrotta, Gattuso, De Rossi, Camoranesi, Pirlo, Gilardino), innestando Bonucci che non è ancora il Bonucci super juventino, Montolivo, Palombo e fra gli uomini-gol Di Natale, Pazzini, Quagliarella: conoscono il mestiere, ma a livello internazionale hanno scarsa esperienza. E fra azzurri del 2006 vicini al finale di carriera, altri che hanno ancora molto da dire e forze nuove un po' così, si va al Mondiale con l'etichetta di campioni. E qualche legittima apprensione.

IL PEGGIOR GIRONE DELLA STORIA AZZURRA: E' UNA VERGOGNA
La storia azzurra ai Mondiali, si sa, è ricca di eccessi. Cinque finali, quattro trionfi: quelli del 1982 e del 2006 del tutto inattesi, e ancor più belli. Un secondo posto nel '94, il terzo posto a Italia '90, un quarto nel '78. Non ci siamo fatti mancare la massima gloria. Né l'esatto opposto con le non qualificazioni nel 1958 e nel 2018, che sono il punto più basso della nostra storia. Poi c'è stata la Corea del Nord nel 1966, i Ridolini che ci hanno estromesso nel girone, dunque la vergogna. E qualcosa di analogo in questo Mondiale sudafricano dal quale siamo stati cacciati dopo tre sole partite e -prima e unica volta in una fase finale- senza nemmeno uno straccio di vittoria. Pareggio 1-1 all'esordio col Paraguay; pareggio 1-1 con la Nuova Zelanda; e incredibile 2-3 contro la modesta Slovacchia di Marek Hamsik che ha chiuso il Lippi-bis e aperto all'Italia una serie di Mondiali in caduta libera, una discesa senza freni nel tempo: col 2014 finito al primo turno e il 2018 che -ahinoi- non comincia nemmeno.


Commenta Disclaimer

I vostri messaggi 0 commenti