GTO, non solo marziani: anche noi siamo dei finisher!

Il Gran Trail delle Orobie raccontato da un trailer qualunque

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Quando arrivi a Selvino ti dicono che ormai è quasi finita, che è tutta discesa (addirittura!), che "ancora uno sforzo" e ci sei, insomma. Tu vorresti anche crederci, ma sai che non è così. Che non è per niente così! A parte il fatto che sulle gambe hai già 50 chilometri e ben più di 3000 metri di dislivello positivo (e non è poi così poco), ma nell'ordine sai benissimo che 1) di salita ce ne è ancora tanta (il D+ finale è di 4300 metri circa) 2) la discesa ti farà tanto tanto male e 3) di chilometri te ne mancano più di 22. Dunque non è "quasi finita" per niente: allora ti alzi dal ristoro della base vita, accendi la pila frontale (sì, perché quelli come me transitano da Selvino quando già c'è buio) e riparti sapendo che sarà ancora dura. Molto dura. Ma questo è il GTO (il Gran Trail delle Orobie), e che fosse così non è una sorpresa.

D'accordo, ci sono i marziani, ci sono i fenomeni. Quelli veri!. Ma loro sono altro, appartengono a quella categoria che mi piace definire "ironman". Perché sono uomini di ferro, nei muscoli e nel cervello. Atleti di caratura internazionale. Fisico e testa, forza e cocciutaggine, abilità e resilienza. Luca Carrara, per esempio. O Martina Valmassoi. I due vincitori del Gto, rispettivamente al traguardo in piazza Vecchia a Bergamo Alta in 8 ore e 40 minuti e 9 ore e 34 minuti. Pazzesco. Per non parlare di Marco Zanchi, di Oliviero Bosatelli, di Isabella Lucchini. Perché qui si va ancora oltre, qui si parla dell'OUT infatti, dell'Ultra Trail delle Orobie, di una gara di 140 km e di 9200 metri di dislivello positivo. Della gara regina, quella che Zanchi ha chiuso in 23 ore e 14 minuti (!) e la Lucchini in 31 ore e 7 minuti.

Loro gareggiano, loro lottano per primeggiare, loro sono su di un altro piano. Noi affrontiamo un lungo viaggio attraverso il paesaggio magnifico e impervio delle Orobie. Affrontiamo la salita ai Laghi Gemelli (la partenza, quella del Gto, è da Carona), e poi quelle verso il Lago Branchino, l'Arera e il Grem, raggiungiamo il passo di Zambla e da lì iniziamo l'ascesa all'Alben, puntiamo al Poieto, a Selvino e via via pietra dopo pietra, roccia dopo roccia, lungo i sentieri più duri delle nostre Alpi, fino a San Vigilio. Ore e ore, passo dopo passo, assistiti da un esercito di splendidi volontari e dal tifo della gente sul percorso, fino a Bergamo che ti accoglie anche nel cuore della notte col calore di un applauso. L'arrivo, la meta di questo estenuante viaggio attraverso le Orobie. E lì, proprio lì in Piazza Vecchia, realizzi che anche se non era "quasi finita" hai fatto proprio bene a stringere i denti a Selvino.

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