Rossi-Marquez, amici mai!

La ruotata di Phillip Island è l'ultimo episodio

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Non si può dire che sia tornato l'odio semplicemente perchè l'odio non se n'era mai andato. Certamente però non si può dire che quella stretta di mano nel parco chiuso sia un "Volemose bbene" pronto a dimenticarsi del passato più o meno recente. Un segno che sigilli l'assoluta serenità e l'armonia tra i due. Ma dove?! C'è stata la ruotata? Bene. Ci sono stati sani e ignoranti corpo a corpo, neanche fossero in tutta sicurezza su una pedana di lotta greco romana e non appesi a un filo su gomme finite? Benissimo.

Noi spettatori non possiamo che gioirne. Ma non ci raccontiamo che la cosa sia stata elaborata e digerita da Valentino in tempo zero, come se niente fosse. Non sarebbe possibile. E infatti la stretta di mano con il "Bravo" indirizzato da Rossi a Marquez è l'ultimo tassello di un'antipatia barra odio (agonistico o meno, decidete voi) che non se n'è mai andata e mai se ne andrà. Le narici allargate del Dottore ormai le sanno interpretare tutti: aggiunte allo sguardo che si fa immediatamente affilato, sono il chiaro segnale di stizza galoppante, come quella di oggi, via il casco, a ruotata fresca sulla spalla sinistra.

E' la figata delle corse: non è la retorica a scriverlo ma la semplice oggettività. E' la figata di avere due che per motivi differenti potrebbero evitare di chiudere la vena e invece la chiudono a tripla mandata. Uno perchè dovrebbe fare due conti per il mondiale, l'altro perchè ha una gamba ancora in rodaggio e guida una M1 che continua a balbettare perplessità tecniche. Non si reggono, non si reggeranno mai, nonostante i sorrisi, le strette di mano, i gesti di pace e quelli di guerra. Non si sono mai retti, forse solo quando Marc chiedeva l'autografo al su eroe. Messi sullo stesso asfalto: mai sopportati. E' il bello di Rossi (per i rossiani), è il brutto di Rossi (per i detrattori). E Marquez è identico a lui.

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