L'imperfezione della Yamaha è l'unico lato debole di Rossi

L'inghippo di motore non può passare dalla sua ala ed è per questo che brucia ancora di più

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Sul motore, sulla possibilità che l'ultimo set di motori Yamaha abbia un problema, non ci può fare niente: deve necessariamente delegare. Ed è qui che spunta il lato debole. Uno dei pochissimi. Forse l'unico. Perché Rossi ha ormai, e sempre di più, raggiunto un livello di precisione e ottimizzazione - passatemi il termine pessimo, ma pertinente - che riguarda se stesso, raramente visto in altri esempi di sportivi professionisti, magari pure 37enni. Lui, ciò che è sotto il suo diretto controllo, non ammette imperfezioni: dalla preparazione allo stile di guida, dalla concentrazione al lavoro di avvicinamento alla gara. Tutto.

Nessuna imperfezione, nessuna eccezione. Solo così – e lo sa bene Rossi, da lucido diavolo qual è – può giocarsela con dei fenomeni altrimenti imprendibili. Il resto, l'inghippo di motore, non può passare dalla sua ala ed è per questo che brucia ancora di più. Non dico che il fumo bianco abbia incrinato la fiducia nella squadra, ma inavvertitamente e per un microsecondo le braccia del 46 sono crollate, senza dubbio. E il fatto che davanti ci sia l'altra Yamaha, che il motore lo rompe quando si può rompere senza problemi, quelle braccia le ha tenute giù per qualche frame in più. Prima di presentarsi davanti ai taccuini, colpito sì ma pronto a reagire: senza tradire alcuna debolezza di troppo. Perché questo aspetto, direttamente legato a sé e da sé controllato, non ammette imperfezioni. E infatti non ne ha.

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