I grandi rifiuti del calciomercato: Verdi come Paolo Rossi e molti altri

Nel '79 toccò a Pablito rifiutare la corte del Napoli. Ma la storia è piena di grandi campioni e i loro "no" in sede di mercato

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Il "no" di Simone Verdi al Napoli ha sorpreso tutti scrivendo un finale diverso, inaspettato, al bestseller del mercato invernale 2018. Il fantasista ha scelto di rimanere al Bologna, una scelta di vita rispettabile in quanto tale, ancora prima di giudicare - dall'esterno - se sia stata la cosa giusta o sbagliata. Sorprende certo, ma la nostra storia calcistica è piena di episodi simili. Piccoli grandi rifiuti che hanno scritto pagine diverse di calciomercato prima e di calcio poi, partendo dal no di Riva alla Juventus fino ai più recenti casi di Berardi e Di Natale.

Spesso ci vuole coraggio, altre volte si tratta di incoscienza o superficialità, ma rifiutare il grande salto in una big non è mai stato semplice. Per prendere la decisione di rifiutare il trasferimento dal Bologna al Napoli di Sarri, Simone Verdi avrà avuto le sue buone motivazioni, e di certo per quanto la notizia possa fare rumore, la compagnia è più che buona nella stanza dei grandi rifiuti.

Tornando indietro di pochi anni troviamo tre "no, grazie" alla Juventus che hanno fatto discutere molto. Prima Di Natale, poi Hamsik e infine Berardi. "Dissi no alla Juve perché non me la sentivo di cambiare - confermò qualche tempo dopo l'ex capitano dell'Udinese -. La scelta mi ha dato ragione e ho raggiunto traguardi importanti per un club come il nostro. Rifarei la stessa scelta, fu di cuore e di famiglia". L'accordo con l'attuale capitano del Napoli, invece, fu svelato da Pavel Nedved: "Nel 2015 avevamo trovato l'accordo col Napoli, ma Hamsik scelse di non venire da noi per non tradire i tifosi azzurri". Poi Berardi, opzionato dalla Juventus in giovanissima età ma mai passato sotto la corte bianconera: "Per me era come un'imposizione - ammise l'attaccante del Sassuolo -. Avrei fatto tanta panchina".

Motivazioni differenti, stesso destino con le scelte che a volte, col senno del poi si sono rivelate vincenti per entrambi gli attori in gioco. Negli anni '70 fu addirittura Gigi Riva a rifiutare la corte della Juventus, restando a Cagliari e diventando l'idolo della tifoseria rossoblù a suon di gol. Poi toccò a Paolo Rossi dire no al Napoli nel 1979, la poca competitività degli azzurri dell'epoca lo consigliarono diversamente. Nel 1995 fu Roberto Baggio a far saltare un affare tra Juventus e Inter che sembrava ormai fatto; Moggi non lo avvisò preventivamente della trattativa e il Divin Codino mandò tutto all'aria accordandosi con il Milan da lì a qualche giorno. Una situazione simile, coi rossoneri protagonisti, a quella che portò Rui Costa sotto la Madonnina. Nel 2001 la Fiorentina aveva trovato l'accordo per la cessione del portoghese e di Toldo al Parma per 140 miliardi, ma Rui voleva il Milan e Toldo l'Inter. Il no a Tanzi fece rumore, ma i due finirono nelle sponde opposte della stessa città.

Infine tra le protagoniste di grandi rifiuti di mercato ci fu l'Inter del Triplete di Mourinho. Lo Special One dovette incassare i "no, grazie" di Nedved e Hleb rispettivamente da Juventus e Barcellona per la trequarti. Se il ceco bandiera bianconera non ebbe dubbi pur incalzato da Mou con un profetico "vieni da noi e vincerai la Champions", il bielorusso del Barça non era convinto del progetto nerazzurro e preferì lo Stoccarda. Al suo posto l'Inter prese Sneijder e come finì quella stagione è scritto nella storia. Non tutti i mali, insomma, vengono per nuocere.

Una curiosità? Nel 2006 il terzino sudcoreano Lee Young Pyo rifiutò il trasferimento alla Roma. Era cosa fatta, il PSV Eindhoven aveva già trovato l'accordo con i giallorossi e il giocatore era atteso per le visite mediche e la firma. Sognò Dio che gli consigliò di rinunciare alla Roma e scegliere il Tottenham... e così fece.

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