Mancini, i sacrifici di Kovacic e Hernanes per ritrovare la sua Inter: fisica e fantasiosa

Una squadra per otto undicesimi tutta nuova: incognite e speranze

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Tre cessioni eccellenti. Una dolorosa ma inevitabile, una necessaria e indolore e un'altra, l'ultima, improvvisa però facilmente metabolizzabile: Kovacic al Real, Shaqiri allo Stoke, Hernanes alla Juve. Uscite pesanti ottimamente controbilanciate da entrate altrettanto corpose che hanno rivoluzionato la fisionomia della squadra, consegnando a Mancini l'Inter pensata, se non sperata, alla fine della scorsa fallimentare stagione. Il tutto al netto di un bilancio prossimo alla parità.

Ora il campo, con la giusta dose di curiosità e di speranze per i tifosi nerazzurri. Ai piedi buoni - ma anche alla strisciante indolenza - di Kovacic a centrocampo si sostituiscono la fisicità e l'esperienza di Melo e l'esuberanza e l'intelligenza tattica di Kondogbia. Ai muscoli di Shaqiri l'estro e la fantasia di Jovetic, la velocità e la voglia di rivalsa di Ljajic, la puntualità e la classe di Perisic. E in difesa, dalle ansie di Juan Jesus, Ranocchia e Vidic, ecco sovrapporsi la sicurezza di Miranda e Murillo e le scommesse - da riscuotere - con Telles e Montoya.

Insomma, il materiale c'è per credere in una stagione diversa dalle ultime. Un mix di fisicità e piedi buoni che ricorda per certi versi la primissima Inter manciniana. Una squadra, però, potenzialmente tutta nuova per otto undicesimi, con i soli Handanovic, Santon e Icardi superstiti del passato, con i conseguenti naturali assestamenti. Difficilmente non tutti indolore. Compito da svolgere e risolvere, questo, tutto interamente riservato a Mancini: a lui la palla dopo gli assist estivi del direttore sportivo Piero Ausilio.

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