Se Mancini lascia, Leonardo raddoppia

E' il brasiliano, che ha allenato l'Inter da gennaio a giugno 2011, il favorito per l'eventuale successione. La storia di Mancio e Leo interisti

  • A
  • A
  • A

Era il 27 maggio 2008: Roberto Mancini, reduce da 3 scudetti (1 a tavolino, 2 sul campo), 2 edizioni della Coppa Italia e 2 di Supercoppa di Lega, dunque un trionfatore, saliva nell'ufficio di Massimo Moratti per pianificare il mercato estivo, e in 25 minuti di breve (burrascoso) colloquio si sentì dire quello che i giornalisti sapevano e lui non sapeva (o fingeva di non sapere): fine del rapporto con l'Inter, chiusura anticipata del contratto. A Lisbona, José Mourinho stava per salire sull'aereo che lo avrebbe condotto a Milano, da qui all'Inter e dall'Inter al favoloso Triplete.
Mancio via quando trionfava. Ora Mancio via senza il minimo cenno di vittoria, di una Coppetta, lui che è tornato -novembre 2014- come il salvatore della storia nerazzurra? E per fare posto a chi? Un nuovo Mourinho?

No. Oggi un nuovo Mou non esiste all'orizzonte. E per semplificare l'eventuale dopo-Mancio la preferenza è quella di andare sul sicuro, sull'usato sicuro. Il nome che prevale è quello di Leonardo, l'ultimo tecnico che ha portato al successo l'Inter, la Coppa Italia del 29 maggio 2011. Leonardo è stato l'ultimo tecnico dell'era vincente aperta da Mancini, proseguita con Mourinho, allungata con la tempesta Benitez e chiusa proprio da Leo, subentrato a don Rafa la vigilia di Natale 2010. Leonardo, per il quale stravedeva Moratti, Leonardo che a giugno 2011, all'improvviso, decise di evitare lo stress della panchina per accettare l'incarico da dirigente nel Paris St Germain. Dunque, per Leo sarebbe un rientro in panchina dopo 5 anni di assenza. Non è forse un rischio?

Gli altri nomi: Frank De Boer, fino a maggio tecnico dell'Ajax. In attesa di Diego Simeone, che un giorno -lo ha promesso- verrà all'Inter. Ma quando?