Stranieri, cosa tolgono e cosa danno davvero allo sport italiano

E' uscito il volume di Mirko Nuzzolo ed Enrico Turcato

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In Italia la popolazione straniera è il 7,4% del totale complessivo, ma le statistiche cambiano completamente se passiamo nel campo dei professionisti dei principali sport di squadra, in particolare del calcio, del basket e del volley. Nell'ultimo campionato di Serie A, il 54,7% dei giocatori utilizzati era infatti straniero, nel basket saliamo al 58,6%, nella pallavolo ritorniamo a percentuali più basse (37% per gli uomini e al 34% per le donne), ma anche qui il trend è in forte crescita. Il primo boom degli stranieri è iniziato negli anni Novanta, ma il fenomeno ha assunto dimensioni enormi, paradossalmente, dopo la vittoria della Nazionale di Marcello Lippi ai Mondiali del 2006, prima della quale i giocatori non italiani erano appena il 29,4%.
Ma quanto questa crescita ha contribuito alla nostra competitività internazionale? I dati sembrerebbero impietosi: la Serie A è il campionato più vecchio (27,3 anni), con i vivai meno competitivi (8,4% di giovani arrivano in prima squadra), ai Mondiali la Nazionale non ha superato neanche la fase a gironi nel 2010 e nel 2014, nel ranking Uefa l'Italia è quarta, tallonata da Portogallo e Francia. Le crisi del calcio, del basket e del volley italiano sono correlate alla presenza crescente degli atleti stranieri? In questo libro, due specialisti dell'analisi statistica applicata allo sport, avvalendosi anche dell'originale contributo di giocatori e allenatori del calibro di Zoff, Gentile, Bagni, Suárez e Bagnoli, rispondono in modo convincente a questa problematica domanda.

Mirko Nuzzolo
Giornalista professionista, è responsabile editoriale della d'Arco Editori. Appassionato di Storia, collabora con la rivista «Mistero», nata dal programma di Italia 1. Da diversi anni è arbitro effettivo iscritto alla Sezione Aia di Milano.

Enrico Turcato
Giornalista professionista specializzato in analisi statistiche ed economiche, collabora in modo continuativo con «Il Giornale», «Eurosport» e «Wired».

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