Formula E: qui la vittoria è tutta nelle mani del pilota

Una categoria davvero imprevedibile dove tutti posso vincere, le emozioni e gli imprevisti sono tanti, e per questo nulla è detto fino all'ultimo giro...

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La Formula E mi piace perché è spettacolare. Una campionato unico che riesce ad abbinare prestazioni, nuove tecnologie e rispetto per l'ambiente. Ma c'è molto di più. I piloti sono tutti forti, tutti campioni con un background di altissimo livello, e il fatto che le prestazioni delle monoposto siano così vicine rende il campionato ancora più avvincente. Ogni gara è un gioco di equilibri raffinato e imprevedibile, dove nulla è scontato e tutto si decide davvero all'ultimo giro. Non per niente l'esito delle prime tre stagioni è rimasto incerto fino all'ultima gara e ogni anno c'è stato un diverso vincitore.

Una macchina da corsa che si dimena al limite del grip per le vie di Hong Kong (in diretta il 2 e 3 dicembre, ore 7:30 del mattino, su Italia 1 da non perdere!), New York e Parigi, poi, è qualcosa di speciale. Quest'anno ci aspetta una stagione ancora più carica: si corre a Roma, tanto per cominciare. Ci sono piloti sempre più forti, tra cui Luca Filippi e André Lotterer, pronti a sfidare vecchi contendenti a suon di spallate e ruotate che, come abbiamo visto, non mancano mai.

E poi ci sono loro, le Formula E, più potenti e veloci. Astronavi tanto avanzate quanto old school: vanno guidate, vanno prese per il collo, saltano sui cordoli e danzano scomposte cercando di mettere a terra tutti i loro kilowatt. Ma allo stesso tempo bisogna dosare l'energia, recuperarla, sia con staccate al limite che con la famosa "leva" del regen, un potente freno motore che consente di recuperare kilowatt prima di ogni curva. Velocità e intelligenza, ed è tutto nelle mani - e nei piedi - del pilota. E questo è quello che più conta!

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