Gp Canada: vince Hamilton ma il palco è tutto per Vettel

Cattiveria, tenacia, follia, lucidità e non lucidità a tratti: che gara per il pilota Ferrari!

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Al netto della domenica spaziale di Lewis (al quale si perdonano anche i capelli della Mazzamauro), il palco se lo prende Vettel, per: cattiveria, tenacia, follia, lucidità, non lucidità a tratti. Uno che al giro 6 è 18° e chiude annusando il profumo del podio, che gli vuoi dì? E' nelle gare condite di sfighe e imprevisti che si giudica un giocatore e se dalla jella/naufragio tecnico di Monaco Hamilton esce a pezzi, nel trionfo di menate canadese Seb fa spallucce come niente fosse.

Si sapeva che Montreal sarebbe stata dura per la Ferrari e dura è stata, ma il quarto posto scintilla di buone sensazioni. Non avessi attorno l'aura degli anni buoni, Hamilton non passerebbe tutta la corsa a chiedere di te. E poi quel sorpasso. La fame di un rookie, la pazzia di uno che non ha niente da perdere (anche se da perdere hai moltissimo), la reattività di un felino quando Ocon davanti scarta di pochi, giganteschi, millesimi.

Hamiltoniani non infuriatevi: è chiaro che sia stato il week end di Lewis (strepitoso sabato senniano compreso), ma è altrettanto chiaro che a rimettere in piedi una giornata da dimenticare ci ha pensato Vettel. Il capitano che salva la squadra e tira fuori carattere e talento nei momenti di difficoltà. Dicendo poi "Non ci siamo resi conto di avere un guasto" usando il plurale, quando parla dell'ala sbeccata. Plurale: squadra: gruppo. Forse: l'anno buono.

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