F1, Hamilton nella "Top 10" dei più grandi di sempre

Con i suoi record l'inglese ha raggiunto e sorpasso alcuni dei miti dell'automobilismo da corsa. Solo Schumi è ancora lontano

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Con la conquista del titolo iridato ad Austin, Lewis Hamilton entra con pieno diritto nella Top Ten dei più grandi di sempre, staccando Alberto Ascari, Jim Clark, Graham Hill, Emerson Fittipaldi, Mika Hakkinen ed il suo contemporaneo Fernando Alonso (che aveva – tutti - raggiunto solo un anno fa a quota due Mondiali vinti) e diventando socio di un club ancora più esclusivo (anche se numericamente identico), formato dai piloti capaci di aggiudicarsi il titolo per tre volte. Un club ora formato, insieme ad Hamilton e partendo dal più lontano nel tempo, da Jack Brabham, Jackie Stewart, Niki Lauda, Nelson Piquet e soprattutto Ayrton Senna, il campione al quale Lewis ha sempre dichiarato di aver ispirato la sua intera carriera. Un'eredità ancor più significativa se si pensa che, nell'anno in cui ha fatto tris come Ayrton, Hamilton ha vissuto un momento di emozione assoluta, raggiungendo "Magic" a quota 41 vittorie nel Mondiale lo scorso 27 settembre nel Gran Premnio del Giappone, quindi sulla pista di Suzuka, teatro tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta di alcune delle pagine più epiche della straordinaria carriera di Senna ma soprattutto della storia del Mondiale.

Basterebbe probabilmente questo a restituire fedelmente la sostanza della grandezza di Hamilton ma la Formula 1, pur non essendo una scienza esatta, pretende riscontri puntuali, la logica delle cifre. Pole position, vittorie, giri veloci, presenze sul podio: quattro voci essenziali nel palmares di un campione. Precisione appunto, ma anche un paio di precisazioni: il confronto riguarda Hamilton ed i suoi "pari grado" i tre volte campioni del mondo. Senza dimenticare che i primati assoluti appartengono a Michael Schumacher. E che, rispetto ad una parte dei piloti che lo hanno preceduto nella conquista del tris iridato, Hamilton ha avuto a sua disposizione un numero di Gran Premi più elevato per incrementare il proprio score (praticamente il doppio rispetto ad esempio a Brabham e Stewart). Comunque sia, Lewis svetta in quanto a vittorie, giri veloci in gara e passaggi sul podio mentre è ancora all'inseguimento di Senna nel conto delle pole position (65 a 49, con Schumacher recordman a quota 68). Come già detto, Hamilton ha invece superato Senna nel numero di successi, superando Vettel a quota 43 e mettendo nel mirino Alain Prost (51), anche se per il primato assoluto (Schumacher, 91) serviranno ancora tempo, determinazione, una monoposto all'altezza dell'impresa come l'attuale Mercedes. Hamilton batte i pari grado anche nel conto dei giri veloci: 26 contro i 24 di Lauda ed i 23 di Piquet ma, ancora e ... sempre, davanti a lui ci sono l'inarrivabile Schumacher (77) ed il quattro volte iridato Prost (41). Alla voce "podio", Hamilton è in miglior del suo "clan" con 84 (Senna e Piquet ormai staccati, a 60), fa già meglio del quattro volte iridato Vettel (77) ma curiosamente "peggio" (si fa per dire) di Alonso, due volte campione solamente (per modo di dire, anche in questo caso) che i gradini del podio li ha saliti per ben 97 volte.

Lassù in cima i soliti Prost (106) e Schumacher (addirittura 155). Per chiudere una curiosità: mentre Stewart e Senna hanno completato la loro parabola iridata nel giro di pochi anni (un lustro per lo scozzese, missione compiuta in sole quattro stagioni invece per il brasiliano) e Nelson Piquet è l'unico ad averlo fatto nello stesso decennio (gli anni Ottanta), Hamilton divide con sir Jack Brabham la particolarità della conquista delle rispettive triplette nell'arco di otto anni, con uno dei tre titoli vinti a sei anni di distanza dagli altri due, per di più consecutivi: il primo per Lewis da Stevenage (2008, prima del back-to-back 2014-2015), l'ultimo per l'australiano (1966, dopo la doppietta 1959-1960). Meglio di "Black Jack" ha però fatto Lauda, per la terza ed ultima volta campione del mondo nel 1984, a sette anni di distanza dal secondo dei suoi due titoli ferraristi (1977). A mettere tutti d'accordo, a livello assoluto, è ancora una volta Michael Schumacher: un intero decennio tra il titolo del 1994 con la Benetton (primo di due) e quello del 2004 (quinto e ultimo, consecutivo peraltro, con la Ferrari). Nel giorno in cui si celebra la grandezza di Hamilton, occorre dare a Schumacher quello che è di Schumacher. Per Lewis, tra l'altro, uno stimolo in più a ripresentarsi al via del prossimo Mondiale con la fame necessaria per inseguire il settebello del Kaiser. Tappe intermedie e possibili: subito il poker di Vettel e Prost, appena più in là la cinquina di Fangio.

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