Roma, tutti in fila per l'autobiografia di Totti

Tifosi in coda a mezzanotte per le prime copie di "Un capitano". Le sue parole, mai banali. Anzi

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In coda a mezzanotte per acquistare l'autobiografia di Francesco Totti (che oggi compie 42 anni). Questa la scena davanti a una delle dodici librerie Mondadori Bookstore straordinariamente aperte fino alle 2.00 per offrire ai fan dell'ex capitano della Roma la possibilità di comprare il libro "Un capitano" scritto dal dirigente giallorosso assieme al giornalista Paolo Condò.

Nel punto vendita di Piazza Cola di Rienzo oltre cento persone hanno aspettato pazientemente di poter tenere tra le mani l'autobiografia e partecipare così al concorso per vincere un incontro esclusivo con Totti. Dodici fortunati lettori infatti vinceranno l'ingresso alla serata che si terrà venerdì al Colosseo per presentare ufficialmente il libro, e a cui parteciperà l'ospedale pediatrico Bambino Gesù, istituzione cui Totti e la casa editrice Rizzoli destineranno un contributo sotto forma di donazione per l'attività di assistenza e ricerca.
Per la realizzazione della serata Rizzoli si è inoltre impegnata a contribuire al restauro di 12 statue marmoree degli Orti Farnesiani all'interno del Parco Archeologico del Colosseo.

"Il Milan di Sacchi è stata la squadra più esaltante che io abbia mai visto, l'unica nella quale fantasticavo di giocare": è una delle confessioni di Francesco Totti nella sua autobiografia appena pubblicata da Rizzoli. Il campione giallorosso ricorda la visita a casa sua dell'allora dg del Milan Ariedo Braida per convincere i genitori ad affidare quel 12enne di talento al Milan: "Braida un vero signore, non cerca di portarmi via dicendo che il suo sarà l'unico treno a passare, ma il migliore" e non nasconde ai genitori che "presto tanti grandi club busseranno alla sua porta". Totti aggiunge: "Quel Milan è l'unica squadra italiana per la quale abbia avuto un trasporto oltre alla Roma. Mi spiego meglio. Io tifo per la Roma dal primo giorno che mi ricordi, non c'è mai stata un'alternativa e il fatto di esserne diventato la bandiera è l'orgoglio più grande che provo". Ma la bellezza del gioco di Sacchi non lasciò indifferente il futuro campione: "Stiamo parlando di un trasporto tecnico, non sentimentale come nel caso della Roma".

Nel libro c'è spazio ovviamente anche per Spalletti e i rapporti decisamente tesi tra i due. Totti racconta due episodi: uno prima di Roma-Palermo, febbraio 2016: “Tu ormai sei come gli altri, dimenticati di essere insostituibile - le parole di Spalletti -. Hai sbagliato e adesso vai a casa”. L'allora numero dieci rispose: “Vigliacco, adesso che non ti servo più mi rompi il ca...?. Hai una missione, portala a termine”.
Quindi il durissimo faccia a faccia di Bergamo, aprile 2016: "Trovo la faccia di Spalletti a un centimetro dalla mia. Mi aspettava: "Basta, hai rotto le palle, pretendi di comandare e invece te ne dovresti andare, giochi a carte malgrado i miei divieti, hai chiuso". Il tutto gridato al massimo volume. È l'ultimo litigio tra me e Spalletti, nel senso che perdo le staffe anch'io e ci devono separare in quattro perché altrimenti ce le daremmo di santa ragione". La partita finì 3-3: Totti entrò a 13 minuti dalla fine e segnò il gol del pareggio con un destro dal limite su assist di Florenzi. Un gesto tecnico commentato da Spalletti con freddezza: "La partita l'ha raddrizzata la squadra, Totti ha fatto il gol. Lui ha calciato in porta come l'altra volta ha dato un pallone: se ne dava tre, facevamo tre gol. Dal punto di vista giornalistico e di sentimenti, ci fa piacere questa attenzione, ma è sempre la squadra che raddrizza. Mai un giocatore".

Mondiali 2006, Totti ricorda la gara disputata dall'Italia contro la Repubblica Ceca, terza ed ultima partita dei gironi. Una partita non facile per l'Italia, sbloccata dal colpo di testa vincente di Materazzi su calcio d'angolo di Totti: "Stringo i pugni e corro ad abbracciarlo, è un gol importante perché nei primi minuti la Repubblica Ceca – costretta a vincere per restare nel torneo – ci aveva aggredito con grande intensità. Quel giorno Nedved è in forma irresistibile, e mi costa dirlo perché in campo non l'ho mai sopportato: un piagnone allucinante, lo sfioravi e volava a dieci metri, ti faceva venire voglia di picchiarlo con le mani e ho detto tutto...". "Però era forte, mamma mia se era forte, e in quella gara di più, tanto che Buffon deve inventarsi tre o quattro parate di livello per tenerlo a bada. Dopo aver ribadito quanto mi stava sull'anima come calciatore, e confesso di non averglielo mai nascosto, devo invece dargli atto di essere stato molto carino con me la prima volta che ci siamo incontrati fuori ai sorteggi dei gironi di Champions di Montecarlo. È venuto lui da me – e il debuttante ero io – mi ha chiesto come mi sentissi subito dopo aver chiuso con il ciclo giocato".

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