Roma, Champions nel mirino: ma troppi alti e bassi

Spalletti ha trovato la terza vittoria di fila, ma i problemi non sono svaniti

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Il rpimo ad esserne consapevole è lo stesso Luciano Spalletti. Il quale, tra una metafora e l'altra, dopo la vittoria con la Samp - la terza consecutiva per i giallorossi - l'ha detto chiaro: "La Roma deve spiegarci cosa vuol fare". Tradotto: vuole essere da Champions League o ha ancora le fragilità strutturali e mentali che la costringeranno a recriminare a fine stagione?

Ed è proprio Spalletti, il medico chiamato a curare il paziente malato, ad effettuare la diagnosi. Fin troppo facile, forse, farla dopo aver assistito al secondo tempo con la Sampdoria, quando la Roma ha subito, ha sofferto, ha rischiato di buttare all'aria la vittoria e quanto di buono costruito in precedenza.

Perché gli spunti positivi ci sono: Perotti ha portato una qualità nella manovra offensiva, Szczesny ha blindato la porta con parate difficili e decisive. E poi quelle davanti rallentano, il distacco ormai è ridottissimo: -2 dalla Fiorentina, terza, -1 dall'Inter. E nerazzurri e viola si sfideranno la prossima domenica: altra occasione per sognare il terzo posto.

Ma le spine ci sono. E riguardano, come sempre, la gestione delle fasi della partita, la poca personalità difensiva, ma anche l'egoismo di qualche elemento. Salah, su tutti, criticato dallo stesso Spalletti: "Ogni volta che non passa la palla lo obbligherò ad offrire una cena. Dovrà usare il bancomat...", ha detto scherzando ma non troppo il tecnico toscano.Poi c'è il capitolo Dzeko, "che aveva solo 30 minuti nelle gambe", ancora fuori da schemi e mai pericoloso.

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