Le verità di Sabatini

L'ex direttore sportivo racconta i suoi anni alla Roma

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Racconta la sua verità che è anche la sua vita Walter Sabatini, ex direttore sportivo della Roma. Lo fa al Venerdì di Repubblica, ha comprato e venduto giocatori cercando con ostinazione un obiettivo: lo scudetto. Ha fallito e ha lasciato la capitale e ora rivela qualche retroscena. La trattativa per Rabiot, salta quando la mamma chiede di parlare con il tecnico Garcia, con Gervinho l'offerta al ribasso per non prenderlo, ma l'Arsenal dice sì.

Il racconto sull'affare Rabiot sembra la sceneggiatura di un film: "La trattativa è quasi conclusa, manca solo l'ultimo accordo con la madre che è anche la sua procuratrice e che è molto arrabbiata con il Psg, che secondo lei non valorizza il figlio. L'appuntamento è a pranzo. Al parking c'è l'altro figlio di Veronique che ci aspetta al termine di una strada sterrata, un tipo inquietante, viene dalla Legione straniera, è seduto su una sedia, in un parcheggio dove non c'è nessuno. Parliamo, l'accordo è fatto, lei, la madre prima di alzarsi aggiunge una cosa, nessuno mi traduce, ma io intuisco, chiedo conferma, mi infurio. Urlo: come si permette? E me ne vado. La madre voleva parlare con Garcia. Mai e poi mai. Se concedi a una madre il tu per tu con l'allenatore in un attimo te la ritrovi nello spogliatoio".

Su Gervinho Sabatini ammette di avere sbagliato valutazione: "Sono a Londra. Alla Roma è arrivato Rudi Garcia che mi chiede l'ivoriano, gli dico no, anzi glielo faccio dire da Massara, visto che non parlo francese. È l'unica richiesta che mi fa Garcia. Sono in imbarazzo, ma insisto, non voglio prenderlo. Faccio la trattativa con l'Arsenal e gioco spudoratamente al ribasso, sperando che rispondano no. Vado a cena in un ristorante italiano, si affaccia il cuoco, mi riconosce e mi chiede: non mi dica che è qui per comprare Gervinho? Anche lui, non è convinto. Però poi Gervinho lo prendiamo e quando il giocatore va bene do pubblicamente credito a Garcia della bontà della sua scelta".

Sono tanti gli affari conclusi in questi anni di gestione americana della Roma: "Pjanic è stato una corsa contro il tempo. Lo prendiamo nel 2011 a 10 minuti dalla chiusura del mercato, a un passo dal perderlo. Un'operazione avventurosa. Radja Nainggolan, che era del Cagliari, è stata un'altra trattativa complessa, estenuante, bellissima, conclusa trovando una soluzione alle quattro e mezza di mattina, dopo una telefonata a Cellino e una notte problematica".

Sul futuro della Roma, l'ex dirigente ha un personale punto di vista: "Attualmente dispone di quattro centri di pensiero, di cui tre egregiamente funzionanti, a Roma, a Londra, a Boston e presumibilmente in Spagna. Quando tutto sarà convogliato in un unicum la Roma avrà un futuro opulento, anche se è consigliabile occuparsi di presente perché mi pare che la squadra attuale lo meriti e lo richieda".

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