De Rossi si mette in panchina: "Farò l'allenatore"

Lunga intervista al Corriere dello Sport: "Per l'addio vorrei vivere una giornata come quella di Totti"

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Nemmeno il tempo di passare da Capitan futuro a capitano del presente, che Daniele De Rossi si rituffa negli anni che verranno. Il centrocampista della Roma ha parlato a tutto campo al Corriere dello Sport, spiegando che "un giorno allenerò. Ma prima devo finire la mia carriera: mi piacerebbe farlo in giallorosso e vivere una giornata come quella vissuta da Francesco Totti il 28 maggio". Poi ha ribadito: "In passato sono stato vicino a lasciare la Roma, ma poi ha vinto l'amore".

Dopo l'addio al calcio giocato di Francesco Totti, è stato Daniele De Rossi a raccogliere l'eredità del capitano e diventare il simbolo, in campo, della Roma. Il centrocampista, però, non sente la pressione o la differenza con le scorse annate, come rivelato dallo stesso giocatore: "Il fatto di avere la fascia è una differenza che non sento molto durante la stagione, ogni giorno, in campo. Ma qui, a Roma, serve un capitano romano, e non solo per il numero di partite, ma anche per l'attaccamento alla maglia". Eppure il senso di appartenenza non basta a vincere: "Ci vorrebbe un capitolo a parte - dice De Rossi. E' difficile dire perché non ci riusciamo. Ci sono società più forti, più potenti economicamente e abituate a vincere, e farlo aiuta a confermarsi. La Juve ha avuto uno strapotere negli ultimi anni straordinario, siamo stati sempre dietro. Sono stati capaci di togliere le macchie della precedente gestione. Sorpassarli è quasi impossibile, ma dobbiamo provarci, non possiamo mollare. Spesso radio e giornali mettono ancora più pressione, e si supera il limite. Hanno stravolto il senso di romanismo. Prima uno di Roma difendeva un altro romano, un giocatore difende il suo compagno anche se è scarso. Adesso è più facile dividersi per qualsiasi cosa, e si tende subito a creare scompiglio. E' così un po' in tutto. Ma non voglio scuse, si può vincere anche in un ambiente così".

Quando si tratta del futuro, però, De Rossi lascia una porta aperta alla possibilità di non concludere la sua carriera a Roma. "Non lo so, io ho sempre pensato che sarebbe bello chiudere in giallorosso. Vorrei vivere, con le dovute proporzioni, quello che ha vissuto Totti lo scorso 28 maggio. Sarebbe bello un saluto così intenso con i romani. Ma avverto anche una forte attrazione per un'altra esperienza, e poi 16 anni a Roma sono 32 da qualsiasi altra parte. Fisicamente sto bene, ma spesso la pressione è eccessiva. Mi piacerebbe vivere un'esperienza lontano. Per un certo momento l'ho pensato, poi non me la sono sentita di tradire la città e i tifosi".

Inevitabile pensare al futuro una volta abbandonato il calcio giocato: "So che devo cominciare a pensarci con anticipo, ho avvertito questa cosa con Francesco. So che tra poco sarà anche il mio turno, vorrei fare programmi a lungo termine. Vorrei restare nel mondo del calcio, però poi subentra la domanda "Che faccio?", oppure "Ti piacerebbe fare l'allenatore?". Questa domanda me la pongo molto spesso ultimamente, e la risposta è sì. Ho avuto allenatori che mi hanno affascinato moltissimo nella mia carriera, come Conti e Spalletti, capaci di farsi capire dai propri giocatori. Spesso, la fortuna dei giovani la fanno proprio i tecnici. Con Di Francesco mi trovo bene, l'ho conosciuto tanti anni fa. Lui era il De Rossi di allora, io il Gerson o il Pellegrini, con meno esperienza. Mi trovo benissimo con lui, sono contento che venga apprezzato il suo lavoro". Una battuta anche sulla Nazionale: "La paura di non qualificarsi al Mondiale deve spingerci a fare di più nei Playoff. Per noi sarà come la finale della Coppa del Mondo. Servono queste due finali prima di andarcela a giocare in Russia. Il girone di qualificazione è stato ottimo, davanti avevamo una squadra fortissima, con giocatori giovani in grado di sostituire il gruppo storico. E' stato difficile stargli dietro, e lo siamo ancora, visto che sono a +3, ma abbiamo perso solo una partita, ed un'altra pareggiata sempre contro di loro. Non è cosa da poco. Buffon è uno competitivo, anche lui sicuramente starà pensando a cosa fare dopo aver lasciato il calcio giocato, e secondo me, come Totti, sarà un grande dirigente. Magari in Federcalcio, io lo spero".

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