"Stalking? Ferita ancora aperta"

L'attaccante della Samp racconta le minacce e gli attacchi: "Mi mancava la serenità per giocare, era un'ossessione. La pace coi napoletani mi ha riempito il cuore"

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"Dal mio arrivo a Napoli iniziavano ad arrivarmi lettere anonime, minacce di morte, messaggi sul telefonino di ogni genere, a me, a mio padre, a mia madre. Era diventato un incubo, un'ossessione": Fabio Quagliarella racconta a Sky Sport la vicenda di stalking anche se ancora non riesce a dimenticare. "E' una ferita ancora aperta" dice l'attaccante della Samp, che sulla pace coi napoletani aggiunge: "Mi ha riempito il cuore".

Quagliarella spiega che già un anno prima del suo sbarco a Napoli, la sua città, arrivavano attacchi di ogni tipo: "E' iniziato un incubo, era un'ossessione e non avevo più la serenità per giocare" spiega l'attaccante blucerchiato. "Qualsiasi persona ti guardasse tu avresti potuto dire 'può essere lui, può essere l'altro'. E credetemi, io non amo tanto ritornarci su, perché fa male, perché è come riaprire una ferita che mi sono portato dietro per diversi anni. Non è una cosa di uno, due, tre mesi, stiamo parlando di anni e anni". 

La fine del suo incubo e la condanna dello stalker, Raffaele Piccolo, hanno permesso a Quagliarella di riappacificarsi con la sua città, quella Napoli da cui era dovuto fuggire senza poter dare spiegazioni: "Tengo molto al fatto che con la mia gente sia ritornato il sereno". Durante la gara Napoli-Crotone, la Curva A gli rese omaggio con lo striscione che recitava: "Nell'inferno in cui hai vissuto con enorme dignità, ci riabbracceremo Fabio, figlio di questa città": "Ho fatto fare un poster e ce l'ho a casa" ammette il giocatore che conclude: "Cosa dire? Non era dovuto nei miei confronti, ma è una cosa che mi ha riempito il cuore all'ennesima potenza". 

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