Paquetá, tecnica delicata e fisico "costruito": il trequartista che ha stregato Leonardo 

Può giocare anche a centrocampo, ha avuto un percorso giovanile tormentato ma ha conquistato Brasile e Milan

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I tecnici del Flamengo avevano già emesso la sentenza: “Troppo esile, non potrà mai fare il calciatore”. Era un bambino piccolo e magro. Con il pallone tra i piedi faceva magie, ma bastava un contrasto leggero per farlo volare via come un fuscello. Fino a un certo punto questo non costituiva un grande problema: da piccoli si gioca per divertirsi e va tutto bene. Soprattutto in Brasile. Ma quando venne inserito nella squadra Under 15 del club rossonero cominciarono i problemi: alto appena 1,53 e con un peso abbondantemente sotto la media, più l'aggravante di un problema osseo, finiva spessissimo in panchina.

Sarebbe stato un vero peccato, perché quando gli passavano il pallone era un godimento per gli occhi: tecnica sopraffina e creatività elevata, ma anche limiti fisici che spaventavano. Solo la famiglia ci credeva, al punto da investire cifre iperboliche per sottoporre Lucas a un trattamento medico specialistico a base di integratori alimentari. Migliaia di reais per le fatture di nutrizionisti e medici sportivi, fino a vedere la luce in fondo al tunnel: 27 centimetri di crescita in tre anni e una struttura da uomo fatto e finito. Vedendosi davanti agli occhi quel ragazzo così ben messo dal punto di vista fisico, gli allenatori delle giovanili del Flamengo ridevano: “Non dite bobagens, sciocchezze. Non ci crede nessuno che quello lì è Paquetá”.

Invece era proprio lui, diciottenne e alto un metro e ottanta, con la stessa voglia di affermarsi, con la stessa tecnica da fenomeno. Subito inserito nella squadra Under 20 e subito titolare, addirittura poco dopo scelto dall'allenatore della prima squadra, Oswaldo de Oliveira, per integrare gli allenamenti della prima squadra. Consapevole di aver perso del tempo per colpe non sue Lucas Paquetá si è subito adattato a tutto, ha imparato a giocare in tutti i ruoli del centrocampo (con la possibilità di adattarsi anche in attacco) pur essendo basicamente un trequartista. Il suo idolo è Kakà (chiaro messaggio ai tifosi milanisti), una forte fonte di ispirazione è lo spagnolo Andrès Iniesta, ma tra i suoi punti di riferimento atuali c'è anche l'amico e compagno di squadra Alan Patrick.

Il nome intero è Lucas Tolentino Coelho de Lima, ma viene conosciuto universalmente come Lucas Paquetá perché è nato nell'isola di Paquetá, che si trova nella Baia di Guanabara, di fronte a Rio de Janeiro. Oggi in molti fanno finta di dire che ci avevano sempre creduto. “Io l'avevo detto” è una frase che in Brasile va di moda quanto in Italia. Carlos Noval, direttore sportivo del settore giovanile rossonero, fa la parte di quello che non si è fatto sorprendere dagli eventi: “Non abbiamo mai avuto dubbi sul suo valore tecnico. Sapevamo che da un momento all'altro poteva esplodere anche fisicamente”. A risultati ottenuti, è tutto più facile.

Muricy Ramalho è l'allenatore che l'ha fatto esordire in prima squadra in una partita del campionato di Rio de Janeiro contro il Bangu. Poi però i medici hanno chiesto al ragazzo di sottoporsi a un ulteriore lavoro di rafforzamento muscolare durato quasi una stagione intera. Nel frattempo Ramalho per problemi di salute aveva lasciato la panchina ed era stato sostituito da Zè Ricardo, l'uomo che aveva fatto la fortuna di Paquetá nelle giovanili. Sembrava il momento dell'esplosione definitiva, invece in quella gestione la grande promessa del calcio carioca ha totalizzato appena 9 presenze per un totale di 209 minuti. Nel 2017, alla terza partita da professionista, è arrivato però il primo bellissimo gol contro il Madureira.

La svolta vera è arrivata con l'allenatore colombiano Reinaldo Rueda. Dopo un impiego estemporaneo da attaccante centrale, Paquetá si è guadagnato spazio giocando in tutti i ruoli del centrocampo. Uno spazio ancora maggiore è arrivato con l'allenatore arrivato al posto di Rueda, Paulo Cèsar Carpegiani. I numeri del 2018 sono di altissimo livello: 48 partite ufficiali, 11 gol, 6 assist, 69 tiri in porta, 64 falli subiti. Numeri di altissimo profilo, numeri che l'hanno portato alla convocazione per la Seleçao e all'attenzione delle grandi squadre. Soprattutto del Milan e di Leonardo, vecchio cuore flamenguista, che si è buttato tempestivamente su di lui. Nel solco di una tradizione che ha vestito di rossonero nel recente passato i nomi più belli del calcio brasiliano.

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