Il Milan e Montella alla resa dei conti

Roma e Inter possono già indirizzare una stagione. E il margine di errore è prossimo allo zero

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Al di là delle reazioni di pancia e della voglia di buona parte del popolo milanista di individuare in Montella l'artefice principale, se non unico, del naufragio del Milan a Genova contro la Samp, è evidente che Roma e Inter, prossime due rivali dei rossoneri in campionato, potrebbero già dare un indirizzo preciso sulla stagione che attende Bonucci e compagni. Le dichiarazioni di Fassone, nell'immediato post partita di Marassi, vanno perciò lette in questo senso.

Non tanto una strigliata a una squadra apparsa svogliata e spaesata, quanto un avvertimento, chiaro, a tutta la truppa, Montella in testa: altri errori non saranno tollerati. L'obiettivo dichiarato e obbligato del Milan è, come noto, la qualificazione alla prossima Champions League. Un obiettivo non solo molto lontano dopo sole sei giornate di campionato - non in quanto a punti, ma in quanto a valore assoluto della squadra - ma necessariamente legato ai risultati che i rossoneri sapranno ottenere negli scontri diretti dando per scontato un dettaglio che oggi scontato non è: che, cioè, il Milan non perda altri punti contro squadre tecnicamente, e teoricamente, inferiori.

Già contro la Roma, quindi, Montella si gioca una fetta importante del suo futuro. Non tanto perché in società qualcuno stia pensando concretamente a una sostituzione del tecnico - anche se qualche voce su Mazzarri comincia a circolare -, quanto piuttosto perché perdere ulteriore terreno nei confronti delle dirette concorrenti ai primi quattro posti farebbe fallire precocemente il progetto di rilancio del Milan e renderebbe vani gli sforzi economici fatti in estate dalla proprietà cinese.

In che modo, poi, Montella possa risolvere in una settimana tutti i problemi è obiettivamente complicato capirlo. Di certo la partita di Genova ha dato risposte piuttosto chiare e attorno a questo si alimenta la perplessità piuttosto generalizzata nei confronti del tecnico. A Montella viene imputata la scelta di Zapata al posto di Musacchio - ma il colombiano contro la Spal era stato molto bravo - e, soprattutto, la decisione di riproporre Suso alle spalle di Kalinic in un ruolo che, evidentemente, non sa ricoprire. A questo vanno aggiunte una mancanza di mordente che sembra aver contagiato la squadra e l'eccessiva serenità con cui commenta sconfitte pesanti. Sembra quasi che tutto gli scorra addosso senza mai lasciare segni. Mentre dentro quei segni, invece, dovrebbero scorrere rabbia e voglia di rivincita.

Ma la Roma, dicevamo. Pensare oggi che il Milan possa battere la squadra di Di Francesco è quanto meno azzardato. Nelle zone in cui la Roma è più forte - il centrocampo, ad esempio -, il Milan ha mostrato i limiti maggiori. E la fisicità di Dzeko, là davanti, ha tutta l'aria di poter creare problemi importanti alla difesa a tre di Montella. Il Milan non ha però alternative. Non può perdere nella maniera più assoluta e difficilmente può considerare positivo un pareggio. Montella, che sapeva fin da subito di avere poco tempo a disposizione per fare del suo Milan una squadra, è già arrivato sull'orlo del precipizio. Se saprà trovare la forza di saltare dall'altra parte del burrone il suo Milan potrà cominciare un nuovo campionato. Altrimenti di nuovo potrebbe esserci, già così presto, il suo condottiero.

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